Il mercato ha fiducia nella Fed?

Continua la fase di stabilizzazione dei mercati finanziari che stiamo osservando nelle ultime ore. Abbiamo assistito anche ad un’importante reazione dell’appetito per il rischio in seguito ad alcune notizie secondo le quali il Governo americano stia studiando un piano per creare una “bad bank” (letteralmente banca cattiva) con il compito di assorbire gli asset tossici ora in possesso delle banche private americane. I legislatori del congresso sembrano convinti della necessità di un istituto siffatto, in quanto esso potrebbe sia rafforzare i bilanci di alcune banche, ma soprattutto evitare la nazionalizzazione dell’intero (o quasi) sistema bancario. Secondo alcuni report, i dettagli del piano potrebbero essere stilati in maniera completa entro le prossime due settimane.
L’approccio di questo piano, che come detto sembra aver incontrato diversi sostenitori (non sappiamo se perché realmente convinti ovvero se perché essi vedano in tale provvedimento una sorta di ultima spiaggia), risulta essere molto simile all’obiettivo del TARP, e problematiche molto simili a quelle già affrontate nei mesi passati sono state analizzate, quali i metodi che dovranno essere utilizzati per una corretta valutazione degli asset incriminati.
La Fed ha mantenuto, come da attese, i tassi di riferimento nella fascia 0%-0.25%. Nello statement accompagnatorio, emerge che la situazione economica è ulteriormente peggiorata rispetto all’ultimo incontro avvenuto a dicembre. L’istituto centrale si è detto disposto ad adottare misure eccezionali per far fronte alla potente crisi in atto (ad esempio l’acquisto di debito a lungo termine se necessario) ed ha affermato come la congiuntura richieda tassi eccezionalmente bassi ancora per qualche tempo (idea rafforzata anche dall’outlook che vede un’inflazione contenuta per i prossimi trimestri).
Cominciando la consueta ricerca di spunti tecnici dall’eurodollaro, notiamo come ci si trovi ancora in un canale discendente dal massimo di periodo a 1.4720 (il 18 dicembre scorso). La tendenza potrebbe invertire con il superamento della resistenza posta a 1.3380, anche se prima vi è da notare come 1.3320 per ben due volta abbia respinto questo tentativo. Di contro la tendenza, ribassista del cambio, potrebbe continuare, con una rottura oggi di 1.3080 ed un ipotetico test del doppio minimo nei pressi di 1.2750. Il breve periodo (timeframe 10 minuti) sembra supportare questa seconda ipotesi di discesa del cambio: intorno a 1.3160 sta prendendo forma un livello di vendita secondo la metodologia S1, con l’aggiunta del massimo fatto registrare nella notte.

Il dollaro yen per la giornata fornisce due livelli operativi interessanti: sono un supporto di 87.20 (a cui crediamo si possa arrivare facilmente con rottura e accelerazione di 89.10) ed una resistenza a 91.40.
Anche il cambio GbpUsd appare molto interessante: questo perché è evidente come il livello di 1.43 per le prossime ore sia fondamentale. Qui transitano infatti, sia la trendline ribassista che contiene i tentativi di ripresa del cambio da inizio gennaio, sia la media mobile a 100 periodi. Un mancato superamento avrebbe ancora un effetto negativo sulla sterlina potendo portare il cambio nuovamente nei pressi di 1.40 prima e 1.35 in un secondo momento, alla ricerca di livelli visti l’ultima volta nel lontano settembre 1985.

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