Il consulente a metà anche bancario a metà

Banche e media sono i due business a più alto rischio di disoccupazione. La crisi della carta stampata generalista è sotto gli occhi di tutti e chi fa informazione vede il suo posto a rischio se non si riconverte rapidamente in un professionista che anzitutto fornisce notizie vere, e non le “fake news” che sempre più spesso transitano sui canali senza controllo dei social network, e poi le inquadra, fornendone una chiave interpretativa, in una sintesi tra web e giornale tradizionale. La crisi delle banche è altrettanto conclamata.

Il report McKinsey che pubblichiamo sul nuovo numero di Bluerating dice chiaramente che le banche per sopravvivere dovranno tagliare i costi di almeno un altro 50%, dopo la cura dimagrante già impostata dal 2008 ad oggi. Per Kpmg, un’altra società di consulenza, da qui a 5 anni scompariranno almeno 7.000 liali bancarie dopo che a settembre dello scorso anno erano pari a 29.335, il 12% in meno rispetto allo stesso periodo del 2012.

Il posto fisso in banca è ormai un mito che rimanda al passato. E non a caso le banche-reti e società di consulenti finanziari vanno da anni a caccia nel territorio delle banche arruolando professionisti coi rispettivi portafogli. Ma chi fa consulenza all’interno degli istituti di credito quali opportunità ha davanti e quali rischi corre alla luce delle condizioni di mercato? Una soluzione innovativa è arrivata col “Protocollo per lo sviluppo sostenibile” rmato a fine dello scorso gennaio tra il gruppo Intesa Sanpaolo e le organizzazioni sindacali, adottando una formula che affronta e risolve in anticipo molte delle questioni che sindacati e banche si troveranno sul tavolo al prossimo rinnovo del contratto collettivo di lavoro.

Lo schema adottato per i 400 consulenti finanziari inseriti nel gruppo, che fino a ora avevano lavorato come professionisti autonomi, percependo una provvigione a fronte dei contratti conclusi, prevede che ciascuno di loro sottoscriva due contratti.

Il primo è praticamente identico a quello adottato finora, e stabilisce un rapporto di lavoro autonomo di consulente finanziario per l’offerta fuori sede.

Il secondo invece è da dipendente part-time, a tempo indeterminato: questo rapporto di lavoro garantisce per la prima volta al consulente finanziario una retribuzione fissa, limitata naturalmente ai giorni in cui lavorerà con questa formula, e l’accesso al welfare e all’assistenza sanitaria di gruppo. D’altra parte per il tempo rimanente il consulente mantiene il contratto da “agente monomandatario con retribuzione variabile”.

La formula sperimentale viene adottata per i prossimi due anni, al termine dei quali il lavoratore potrà chiedere di trasformare il rapporto di lavoro dipendente da part-time a tempo pieno. Consulente finanziario autonomo a metà e contemporaneamente bancario dipendente a metà è una buona formula che da un lato viene incontro all’esigenza delle banche di ottimizzare i costi, dall’altra rappresenta nuove forme di lavoro, creando opportunità per i giovani che vogliono mettersi alla prova per costruirsi un futuro.

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