Con la scheda nella Borsa

Chiamale se vuoi elezioni. E ci perdoni il grande Lucio Battisti. Il 2017 è l’anno del ricorso alle urne in Europa. Con forse l’unica eccezione del paese che ne avrebbe più bisogno: l’Italia. Si comincia mercoledì 15 marzo con le elezioni generali in Olanda.

Ma è solo un antipasto rispetto ai due piatti forti. Domenica 26 marzo la Germania scalda i motori con le elezioni regionali in Saarland a cui faranno seguito domenica 7 maggio quelle in Schleswig-Holstein, poi la domenica successiva, il 14 maggio, quelle in Nord Reno-Westfalia. La grande kermesse delle urne tedesche si concluderà venerdì primo settembre, con le elezioni generali che dovranno decidere il destino politico di Angela Merkel, insidiata dai socialisti guidati da Martin Schulz. Un eventuale sorpasso elettorale di Schulz gli consentirebbe di scegliere tra una rinnovata alleanza di governo con una Cdu-Csu, a quel punto non più guidata dalla Merkel, e una coalizione (fino a oggi tabù) con la Linke e con i Verdi.

Anche la Francia non sarà da meno e domenica 23 aprile celebrerà il primo round delle elezioni presidenziali che dovranno scegliere i due candidati tra i quattro principali (Marine Le Pen, Benoît Hamon, François Fillon e Emmanuel Macron) che andranno al ballottaggio di domenica 7 maggio. In giugno ci saranno però i due turni delle politiche, altrettanto importanti. Chiunque vinca le presidenziali avrà infatti grossi problemi in parlamento. Macron non ha un partito, la Le Pen conquisterà pochi seggi, Fillon e Hamon dovrebbero ricorrere a una grande coalizione, una novità assoluta per la Quinta Repubblica, nata per la governabilità. Insomma comunque vada in Germania e Francia non si annunciano due passeggiate di salute rispetto ai mercati. A meno che le reazioni del dopo-Brexit, Trump e Referendum non siano ormai diventate una regola.

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