La ricchezza in gioco

Uno dei riscontri che ricevo costantemente in aula dai consulenti finanziari è che i clienti benestanti – e pertanto più interessanti – delle reti sono concentrati nella fascia d’età più avanzata. Anche la Banca d’Italia ci ricorda che, fatta 100 la quota di ricchezza attribuibile agli over 65 a metà degli anni 80, questa è salita a 160, mentre quella attribuibile alla fascia tra i 18 e i 34 è crollata da 100 a 40.

Ora c’è un dato “fisiologico” dietro questa spettacolare divaricazione che è data dal calo demografico. Oggi ci sono molti meno giovani che negli anni 80 e molti più over 65. Ma certamente ci sono pure ragioni congiunturali. Oggi i giovani hanno redditi incerti e che cominciano a essere percepiti tardi. Gli over 65 di oggi hanno cominciato a lavorare presto e hanno avuto redditi più stabili. Soprattutto, con il sistema pensionistico a ripartizione, da decenni si stanno trasferendo ricchezze dai giovani ai meno giovani, che per via del calcolo retributivo godono di rendite sproporzionate rispetto ai contributi versati. Avere una clientela benestante non più giovane sposta decisamente l’attenzione dei consulenti finanziari sulle esigenze di pianificazione successoria, e sulla protezione del longevity risk (il rischio di sopravvivere ai propri risparmi). Stante le necessità dei figli e nipoti occorre ragionare in un’ottica multigenerazionale, quindi su orizzonti temporali non brevi. La ricchezza in gioco è enorme. Basti pensare che limitandosi al segmento degli UHNWI (Ultra High Net Worth Individuals), quelli con ricchezze superiori ai 30 milioni di dollari, entro il 2026 passeranno da una generazione all’altra 3900 miliardi di dollari in base alle stime dei consulenti di Wealth-X. Per le famiglie molto più “normali” questo trasferimento comporta l’adozione di decisioni – condivise con gli eredi – di finanziarizzazione del patrimonio immobiliare, che tipicamente rappresenta la gran parte della ricchezza, tramite cessioni di nuda proprietà o ancora meglio prestiti vitalizi ipotecari.

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