Definire il rischio è un po’ rischioso

L’Esma, l’autorità europea che vigila sui mercati finanziari, ha definito la product governance per le società di gestione e di distribuzione di servizi finanziari. Ora il legislatore italiano dovrà chiarire i criteri di applicazione, ma il quadro appare complesso. Infatti definire i prodotti in base al criterio di rischio è assai controverso. Alcuni esempi: fino a pochi anni fa i prodotti bancari erano sicurissimi, i titoli di Stato ora sono definiti sicuri, ma certamente esempi di default di Stati più che rispettabili non mancano. Dulcis in fundo, è certo che gli investimenti azionari sono insicuri e pertanto non possono essere venduti agli investitori ‘completamente avversi al rischio’. Quindi prima i consulenti dovranno fare al cliente l’esame per verificare la sua preparazione finanziaria, e se questo esame viene superato si potrà definire a quanto ammonta il livello di perdite che il cliente è disposto a tollerare. Se dirà: zero (come è giusto che dica la gran parte dei piccoli risparmiatori) allora nessun investimento azionario sarà consentito.

Non si parla di durata, di lungo periodo, di diversificazione: solo delle caratteristiche di volatilità del prodotto e delle garanzie accessorie e legali dello strumento finanziario. Tutto questo è utile ma non basta: la logica del capitale garantito, senza la possibilità di perdere nemmeno un centesimo, si ottiene con l’uso intelligente di più componenti, tra cui una gestione attiva e professionale e un’ampia diversificazione degli investimenti. Le regole restrittive serviranno a poco: solo a comprimere il mercato finanziario e a renderlo meno efficiente. Credo che il mercato vada regolato con poche norme e reso più competitivo. In futuro più consulenti ci saranno e più i prodotti offerti saranno migliori. Oggi siamo nell’era della democrazia informativa: il web, i social e la condivisione dal basso consentiranno ai risparmiatori di comprendere meglio quali sono le opportunità del mercato e acquisire, giorno dopo giorno, più competenza e di conseguenza coscienza critica sui rischi dei diversi strumenti finanziari.

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