Milioni di italiani hanno affrontato o affronteranno nei prossimi anni il problema di ereditare degli immobili. Un numero imprecisato di immobili non vale nulla o ha addirittura un valore negativo (badwill), perché per essi non ci sono compratori o conduttori interessati, e poi bisogna sottrarre i costi a carico della proprietà (tasse, manutenzione
o in alternativa demolizione). Il Sole 24 Ore ha dedicato una guida alla rinuncia alla proprietà immobiliare, pratica a quanto pare sempre più diffusa. È possibile infatti rinunciare in qualunque momento alla propria quota di proprietà, che nel caso viene ripartita tra gli altri comproprietari. Sulla transazione, che richiede un atto notarile, grava l’imposta sulle donazioni (calcolata sul valore catastale, che è maggiore di zero anche per immobili che commercialmente non valgono nulla), che come noto è basata su franchigie e aliquote più basse se i donatari sono parenti. Se c’è un solo proprietario (già inizialmente o per effetto delle rinunce di altri comproprietari), non resta che rinunciare a favore dello Stato. Questa rinuncia equivale a un trasferimento a favore dello Stato e come tale non è soggetta all’imposta sulle donazioni. Però da una parte lo stesso Sole 24 Ore segnalava che il Demanio ha manifestato qualche dubbio sulla accettabilità di queste donazioni, dall’altra ci sono notai che hanno comunque
applicato a queste rinunce a favore dello Stato l’imposta sulle donazioni alla massima aliquota (8%), imposta che ovviamente non pare sia stata restituita. Al di là degli aspetti fiscali, i cf veramente olistici dovrebbero occuparsi di queste problematiche sempre più diffuse tra i loro clienti. Il beneficio è quello di avere clienti con meno rischi di passività future, meno preoccupazioni e maggiore capacità di prendere decisioni d’investimento.