Dopo tante discussioni e aspettative è venuto finalmente l’anno della svolta: il 2018 passerà alla storia come il momento di applicazione delle nuove regole alla distribuzione dei servizi finanziari. I soggetti coinvolti si sono a lungo confrontati su cosa sarebbe successo, ma ora si passa dalla teoria alla pratica. La novità più eclatante viene dalla prima banca italiana: Intesa Sanpaolo ha deciso di assumere 500 nuovi dipendenti da destinare all’attività di consulente finanziario. La vera novità è l’assunzione con un contratto ibrido: un part-time da dipendente, a cui si aggiunge un inquadramento come lavoratore autonomo. È il primo passo concreto concordato con i sindacati e che apre la strada al futuro di molte reti bancarie italiane. Nel contempo i consulenti finanziari con mandato continuano
la loro attività esattamente come prima, attenendosi alla nuova normativa e gli effetti saranno legati in parte anche
all’andamento dei mercati. Se i risultati dei servizi offerti saranno buoni il cliente darà meno peso ai costi espliciti, in caso contrario si aprirà un acceso dibattito. I restanti iscritti all’Albo dei consulenti finanziari devono decidere che fare: continuare l’attività come indipendenti fee only o rinunciare all’iscrizione. In ogni caso si apre un forte mercato per chi offre prodotti a basso costo come gli Etf o i fondi quotati. Questo settore vivrà un vero boom.
I family office e le strutture di private banking si orienteranno su strumenti a basso costo per poter poi giustificare le commissioni di consulenza. La stessa cosa per i commercialisti e le nuove categorie che entreranno nella professione e che completeranno il panorama di chi offre servizi finanziari. Per ultimo un ruolo crescente sarà offerto dalle piattaforme fintech e di robo-advisory che hanno una quota marginale, ma che conquisteranno certamente la generazione dei più giovani. Insomma, c’è da divertirsi. E l’aumento della competizione fra le varie categorie, unito alla maggiore trasparenza, non potrà che fare bene al mercato.