Più etica nei comportamenti

La finanza comportamentale è molto popolare tra i consulenti finanziari, in quanto consente di comprendere e gestire gli errori cognitivi degli investitori. Tuttavia è del tutto trascurato il tema dell’etica comportamentale, che coinvolge direttamente il consulente finanziario. Purtroppo il dibattito circa la correttezza della consulenza finanziaria è attualmente concentrato solo su un piano legalistico, tralasciando gli errori cognitivi nei quali il
consulente può incorrere nel praticare la propria professione. La “Behavioral ethics” è un campo di ricerca che indaga e identifica gli errori tipici mentali che generano pratiche non etiche, continuando a mantenere la
convinzione di comportarsi in maniera conforme ai principi e valori. In altre parole si potrebbe dire che si occupa della “disonestà degli uomini onesti”. Le ricerche si sono particolarmente indirizzate agli ambiti di varie professioni
e hanno evidenziato come i comportamenti professionali, anche quelli conformi alle norme e ai codici di condotta, possono essere afflitti gravemente da distorsioni di natura etica, che danneggiano sia l’utente dei servizi che la professionalità sostanziale del consulente. Tra le decine di errori cognitivi individuati l’overconfidence è forse quello più nocivo, in quanto consiste in un’eccessiva fiducia in se stessi nell’agire in modo etico. Questo errore trova forte radicamento nell’inconsapevolezza dei processi emotivi, che conducono a fare scelte contradditorie, irrazionali,
addirittura contrarie ai propri principi e valori professionali. Così l’etica comportamentale è una disciplina importante almeno quanto lo è la finanza comportamentale, in quanto consente di migliorare le capacità decisionali etiche e promuovere la cultura dell’integrità delle organizzazioni alle quali si appartiene.

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