Le responsabilità delle Authority

“Laissez faire, laissez passer… e tutto andrà in ordine” : era il 1751 quando i primi economisti moderni coniarono questa famosa e provocatoria risposta all’eccessiva regolamentazione di quei tempi. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, e ormai nessuno si illude che semplicemente non ostacolando l’attività economica si possa giungere a risultati efficienti. Anzi, l’esperienza ha dimostrato come siano frequenti e dolorosi – in termini sociali – i fallimenti del mercato lasciato a se stesso, senza regole.

Ecco spiegata la ragione per la quale nei sistemi economici più evoluti si è avvertita la necessità di attrezzare istituzioni estremamente specializzate in grado di governare i meccanismi del mercato per evitare abusi e distorsioni: nascono così i cd “regolatori del mercato” e le authority. A differenza dell’ intervento della magistratura – che è sempre successivo al manifestarsi del problema -, le authority dovrebbero avere la capacità di intervenire per evitare che il danno si verifichi, o almeno dovrebbero intervenire con una tempestività in grado di limitarne gli effetti.
Anche in Italia, con i soliti ritardi, si è andata formando negli anni una rete di authority con compiti di vigilanza e controllo. Oltre alla Consob, in ambito puramente economico, vi sono autorità che vigliano sulla concorrenza, sulle assicurazioni, sull’energia e il gas, sui fondi Pensione, sulle comunicazioni e sui trasporti. Competenze che coprono dunque buona parte del sistema economico nazionale.

Fino ad oggi – a parte qualche notevole eccezione- le authority non hanno dato prova di particolare efficienza. Soprattutto la Consob e le agenzie sulle assicurazioni (prima Isvap, oggi Ivass) hanno infilato un infortunio dopo un altro dimostrandosi incapaci di prevenire e comminando sanzioni in valore assoluto ridicolo rispetto le violazioni accertate.
Si dice comunemente che l’errore di fondo vada ricercato nella natura politica delle nomine dei vertici: è una semplificazione che non si può condividere. E ciò anche senza contare che in Italia i concorsi pubblici hanno creato situazioni al limite del surreale, come quella di mettere un laureato in lettere a capo della più importante direzione provinciale dell’Agenzia dell’Entrate del paese.
Negli Usa i commissari della Sec vengono nominati dal Presidente e tutto funziona diversamente. Dunque il problema è altrove. Lo approfondiremo nei prossimi numeri.

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