La fiscalità dell’arte

Uno dei dubbi più frequenti per i possessori di opere d’arte, preziosi e mobili antichi è relativo alla fiscalità in caso di vendita dei beni.
La normativa tributaria vigente prevede l’assoggettamento a imposizione fiscale degli utili provenienti da attività commerciali non esercitate abitualmente.
Per rispondere al dubbio occorre effettuare un’indagine sul comportamento tenuto dal venditore avendo riguardo sia alle modalità con le quali era entrato in possesso del bene venduto, sia alle ragioni che hanno determinato la vendita.

Acquisti da collezione
Più in particolare, si consideri il caso che il bene venduto sia entrato nella disponibilità del soggetto per fini collezionistici, oppure per successione o donazione, o ancora per assolvere a una necessità specifica risalente al momento dell’acquisto. E si consideri anche il caso in cui la relativa vendita avvenga oggi per esigenze di carattere finanziario o perché il bene venduto ha esaurito la funzione per la quale era stato acquistato. Nell’esempio considerato, si potrà concludere per l’assenza di qualsivoglia intento commerciale o speculativo e dunque per la non imponibilità dell’eventuale plusvalenza realizzata. Così non avrà rilevanza la vendita di un quadro ereditato da un parente o la vendita di una collezione di francobolli formatasi in venti anni di impegno filatelico per passione.
Qualora invece si dovesse riscontrare che l’acquisto era stato effettuato con lo specifico intento di “puntare” su una futura rivalutazione del bene o che il soggetto aveva in animo di acquistare l’oggetto con l’ottica di cederlo successivamente per realizzare un margine di guadagno, allora questo margine dovrà essere assoggettato a imposizione. Va aggiunto che, qualora l’attività di trading di beni posta in essere con l’obiettivo di realizzare un margine di guadagno assuma carattere di continuità, in capo al soggetto sorgerà, oltre al debito per Irpef, anche l’obbligo di apertura di una posizione Iva e di tenuta di una regolare contabilità.

Il debito d’imposta
In conclusione, il sorgere del debito d’imposta non è connesso alla natura del bene venduto, al suo prezzo di vendita od all’entità del guadagno realizzato, bensì all’intenzione del soggetto di speculare sulla compravendita. Come sempre, in Italia, nulla di definito o di facile nel rapporto con il fisco.


Mario Rovetti

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