Real estate, fondi italiani poco esterofili

Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, i fondi immobiliari italiani puntano poco all’estero. “La quota di investimenti cross border prodotta dai fondi nazionali ammonta a poco più dell’1% contro il 10% della media europea”, sottolinea Paola Gianasso, vicepresidente di Scenari Immobiliari. “Ma vorrei premettere che se l’investimento da fuori è aumentato, va anche notato che quei 7,8 miliardi di euro di volumi di investimento registrati in Italia nel 2015 hanno rappresentato solo il 3% del totale mosso in Europa”.

Gli investimenti oltrefrontiera sono una nicchia. Si contano nomi come altri, Bnp Paribas, che ha in portafogli immobili messi a reddito fuori dai confini italiani, Amundi Re con un fondo quotato da 212 milioni di euro (closing fine anno) e investito prevalentemente nel non residenziale in alcuni Paesi europei o ancora Serenissima Sgr con il fondo Real Emerging (in precedenza gestione Est Capital), riservato a investitori qualificati (62,8 milioni) con portafoglio direzionale in Germania e Croazia.

Il motivo determinante è legato alla portata dei veicoli. “Da noi la dimensione media di un fondo si aggira sui 120milioni di euro”, precisa la vicepresidente di Scenari Immobiliari. “Al di fuori dei nostri confini, ad esempio in Germania e Olanda, la media arriva a due miliardi. Il fondo tedesco più ricco a 12 miliardi. Inoltre, “operare sui mercati esteri impone dinamicità e flessibilità nelle strategie di gestione, consente un arricchimento e una diversificazione dell’offerta di portafoglio agli investitori e impone periodici aggiornamenti e adattamenti alle macro variazioni dei settori finanziari che, in un’ottica di medio-lungo periodo, si rivelano determinanti per performare in un mercato sempre più competitivo e aggregativo”.

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