Investimenti anti volatilità

Francesca Vercesi

Puntare sull’economia reale per minimizzare la volatilità che sta caratterizzando in questa fase i mercati. È la scelta di Eos Investment Management, che gestisce fondi chiusi puntando in particolare su settori come energia e infrastrutture, biotecnologie, nanotecnologie, informatica, alta tecnologia legata alla difesa e la biomedicale. Ne abbiamo parlato con il fondatore Ciro Mongillo, che ha raccontato anche le strategie di espansione internazionale della società.
Nei mesi scorsi la società ha ottenuto il via libera dalla Fca (la Consob inglese) a operare in qualità di gestore di fondi di investimento alternativi secondo la direttiva europea Aifm (Alternative Investment Fund Managers). Ci può raccontare come è strutturato e come sta andando?
Ci siamo dotati di una struttura Aifm full compliance con quartier generale a Londra, in Mayfair (67 Grosvenor Street), e uffici operativi anche in Lussemburgo e in Italia. Il progetto nasce con l’obiettivo di investire in una struttura competitiva e internazionale, che gestisca fondi di investimento sotto forma di Sicav-Sif lussemburghesi. Puntiamo a intercettare investitori su scala mondiale e a investire in tutta Europa con focus principale sul territorio italiano. Parallelamente alla struttura, abbiamo investito in modo significativo sul management e oggi contiamo su un team di oltre 20 persone con anni di esperienze e un notevole track record maturato nei settori dove siamo coinvolti.
Su quali settori siete operativi?
Energia e infrastrutture con un primo fondo lanciato già nel maggio 2014 e un secondo in fase di lancio; Private equity con un fondo già autorizzato e in fase di lancio per il primo closing entro il primo trimestre; Fund of Funds con un fondo dedicato agli istituzionali che sta ottenendo un ottimo riscontro sul mercato e il cui primo closing è previsto entro il primo trimestre; Private Debt un settore a cui stiamo guardando con attenzione da un paio di anni. Per finire abbiamo un fondo immobiliare, autorizzato ma non ancora operativo.
Come vede il mercato dei fondi alternativi?
Vi sono molte opportunità d’investimento in aziende con forte potenziale di crescita all’estero. Naturalmente uno dei rischi principali rimane la selezione dell’investimento, specialmente se parliamo di settori innovativi. Per questo motivo abbiamo deciso di puntare, da un lato, sulle persone che ricoprono ruoli chiave nel processo d’investimento selezionando risorse con track record consolidato ed esperienza nei settori di riferimento, dall’altro di prevedere un rigoroso processo d’investimento che permetta di individuare tempestivamente le eventuali criticità.
Quali progetti per il futuro?
Il nostro obiettivo è dare un prodotto tailor made ai nostri investitori. Prendiamo le distanze dalla grandi masse e siamo fieri di avere una struttura a misura d’uomo, una sorta di boutique di investimento. In ottica di internazionalizzazione prevediamo inoltre, di stabilire, nel corso del 2017, una sede sia sul mercato asiatico, che riteniamo ricco di grandi opportunità e che stiamo studiando da tempo, sia a New York.
Quali sono i suoi interessi, al di là del lavoro?
Adoro il mare e tutto ciò che lo riguarda, dalle immersioni alla vela. Amo tutta la musica. Sono un sassofonista, con nessuna probabilità di successo, ma mi diverto e ho un discreto track record (si fa per dire); all’età di 8 anni, ovvero nel 1972, ho infatti partecipato allo zecchino d’oro all’antoniano di Bologna e ancora oggi, seppur con l’ironia della mia famiglia, ricordo con orgoglio quella performance.
Dunque ha la musica nel sangue…
Sono un grande appassionato del jazz e, in modo particolare, del grande Louis Armstrong. Sono anche particolarmente attratto dalla cultura e dai paesi asiatici e non perdo occasione per andarci: la Birmania, la mia preferita, il Tibet, il mio prossimo viaggio. Infine, mi vanto di essere un discreto giocatore di dama e un pessimo giocatore di poker; ne faccio più che altro una filosofia professionale. Il mio sogno nel cassetto resta in ogni caso quello di poter contribuire all’aumento del livello d’istruzione nel mondo: lo ritengo l’unico modo per ridurre le disuguaglianze che negli ultimi decenni stanno aumentando in modo esponenziale e non perdo occasione per ricordarlo ai miei figli.

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