Caporetto Credit Suisse. Opa in arrivo?

Credit Suisse potrebbe essere rilevata da qualche altra banca? L’interrogativo si impone, considerato che l’azione della banca svizzera quest’anno è crollata e il titolo può essere ormai acquistato a poco più di 10 franchi. Ma le incognite per un potenziale acquirente sono probabilmente troppe. Ieri in borsa Credit Suisse è stata protagonista di un mini-rimbalzo, ma nelle scorse sedute è stata una Caporetto: lunedì scorso l’azione è stata scambiata a 11,38 franchi, il livello più basso dal 1989. Dall’inizio dell’anno il valore ha perso il 46%, più quindi dell’indice bancario europeo Stoxx Europe 600 Banks che ha lasciato sul terreno il 29%. Il calo è tanto più impressionante se si considera che l’azione nel 2007 veniva ancora scambiata a 96 franchi.
Non stupisce quindi che i giudizi degli analisti siano negativi. “Un corso basso è sempre segno di qualcosa che va male”, afferma Panagiotis Spiliopoulos di Vontobel. Vi sono dubbi sulla capacità della banca di attrarre capitale per realizzare i suoi ambiziosi piani di ristrutturazione. I punti dolenti sono tanti, rincara la dose Andreas Brun, della Banca cantonale di Zurigo. Rischi legali, debole capitalizzazione, redditività della banca d’affari. “Gli investitori sono restii a impegnarsi, mancano prospettive chiare riguardo a durata, ampiezza e impatto della ristrutturazione”.
Per Loïc Bhend, di Bordier & Cie, Credit Suisse soffre da tempo per una carenza di capitale proprio, già menzionata dalla Banca Nazionale Svizzera nel 2012. Con una capitalizzazione borsistica di 24 miliardi di franchi – la metà di UBS – Credit Suisse potrebbe in teoria essere oggetto di un’offerta pubblica di acquisto (opa), ammette Bhend. Ma in questo momento appare difficile: nessuno vuole la sua banca d’affari, “un abisso” a suo avviso, né intente accollarsi le vertenze legali in corso negli Usa.
Nel frattempo l’azione rimane sotto pressione e il compito del CEO Tidjane Thiam si fa sempre più delicato. “Gli investitori tendono a spazientirsi se non vedono risultati tangibili a corto termine”, afferma Spiliopoulos. Allontanando Brady Dougan, che secondo taluni ha puntato troppo sulla banca d’investimento, il presidente Urs Rohner si è liberato solo temporaneamente della pressione, ma questa potrebbe tornare insostenibile, stando ad alcuni analisti.

Andrea Giacobino

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