Difendersi dalle Entrate

A fronte di una pretesa fiscale, il contribuente ha davanti a sé diverse opzioni. Proviamo ad analizzare quando ciascuna di esse può essere attivata.
Cominciamo col dire che, al termine dell’attività di controllo, l’Agenzia delle Entrate ha due possibilità: archiviare la pratica, nel caso in cui non sono emerse irregolarità di alcun tipo, ovvero emettere un avviso di accertamento, che contiene la richiesta di pagamento imposte e sanzioni.

L’accertamento con adesione
Una prima scelta che il contribuente può operare è quella di attivare il procedimento denominato “di accertamento con adesione”, che costituisce un momento di ulteriore confronto con l’Agenzia delle entrate, durante il quale il contribuente può tentare di spiegare meglio la propria posizione ed indurre il fisco a rivedere le proprie posizioni, anche sulla base di nuove considerazioni e/o nuova documentazione. Qualora tra le parti venga raggiunto un accordo, il procedimento si chiude positivamente: il contribuente pagherà le imposte concordate con il fisco ed otterrà un cospicuo sconto sulle sanzioni.

Il ricorso
Nel caso in cui il contribuente ritenga di non attivare l’accertamento con adesione o nel caso in cui quest’ultimo non produca alcun accordo (perché, per esempio, il fisco non recede dalle proprie posizioni), sarà possibile fare ricorso a un Giudice tributario (la Commissione tributaria provinciale). Questo è chiamato a valutare i motivi in forza dei quali il contribuente ritiene infondata la pretesa dell’amministrazione finanziaria. Durante il giudizio è sempre data la facoltà di trovare un accordo (la cosiddetta conciliazione giudiziale) per porre fine alla lite. Qualora invece le posizioni delle parti siano insanabilmente lontane e non si riesca a raggiungere nessun patto di intesa, il giudice tributario, esaminati gli atti della causa e valutate le ragioni del contribuente e del fisco, pronuncerà una sentenza che determinerà quale delle due parti in lite abbia ragione. Naturalmente, la parte soccombente avrà sempre diritto, qualora ritenga che la sentenza non abbia reso giustizia, di promuovere un giudizio di appello avanti la Commissione tributaria regionale.

Il giudizio di Cassazione
Anche contro la sentenza di secondo grado, cioè quella emessa dal Giudice tributario regionale, è possibile proporre un ulteriore reclamo, costituito dal ricorso per cassazione, che si svolge avanti la Suprema Corte di Cassazione, che si limita a verificare se i precedenti giudici hanno correttamente applicato i principi e le norme di diritto destinate a regolare la controversia.
Mario Rovetti

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