Oddo al raddoppio

Un raddoppio degli asset in gestione, a raggiungere quota 100 miliardi di euro. È il salto dimensionale compiuto in poco più di un anno da Oddo & Cio, private bank di matrice franco-tedesca.

Storia e innovazione
Le radici di Oddo datano 160 anni, quando a fare il mercato erano gli agenti di cambio. Dal Diciannovesimo secolo dell’industria al Ventesimo delle guerre e della ricostruzione, l’anima dell’istituto è sempre rimasta di matrice familiare, con una specializzazione sulle mid cap e la gestione dei grandi patrimoni.
La svolta è stata impressa nel 2015 dall’erede del fondatore, Philippe Oddo, attuale patrone del gruppo, che ha deciso di puntare sulla crescita dimensionale per competere nell’era dei tassi a zero, dove la capacità di generare economie di scala può risultare decisiva. Tre le transazioni più importanti messe a segno in questo periodo: l’acquisizione della Seydler di Francoforte (banca d’investimento specializzata nel finanziamento delle Pmi), quella del big tedesco del risparmio gestito Meriten Investment Management e infine quella della banca privata Bhf (Berliner Handels und Frankfurter Bank), storica istituzione con sede a Francoforte, famosa per essere gestore e cassaforte di molte delle ricchezze tedesche.

I numeri
Il risultato è un gruppo che è oggi è tra i leader indipendenti del risparmio gestito dell’Eurozona, forte di 2.500 collaboratori (di cui il 20% è costituito da analisti e informatici) e di un portafoglio clienti del valore di oltre 100 miliardi di euro. Con due centri nevralgici, uno a Parigi e l’altro a Duesseldorf, il primo specializzato nell’equity e nelle convertibili, il secondo nei bond.
Oddo & Cie svolge attività di banca d’investimento e di gestione patrimoniale, ma anche di intermediazione sui mercati azionari e obbligazionari, di analisi finanziaria, di banca d’affari, di banca privata, di gestione di attivi. Inoltre offre servizi di front-office e back-office.


La carta della specializzazion
e
La scelta di Philippe Oddo è stata insomma quella di replicare in Germania il modello di business che già aveva funzionato in Francia: un centro di ricerca di altissima qualità, forte anche sul fronte informatico, e concentrato sulle imprese familiari. Tanto più che, come ama ricordare lui stesso, il mercato tedesco, dove anche le grandi multinazionali tendono a mantenere il loro quartier generale nei piccoli paesi dove sono nate, rende obbligatoria una vicinanza “fisica” al cliente, che altrove non è necessaria. Non a caso, da quando ha chiuso l’affaire Bhf, il numero uno della banca è solito spendere in Germania almeno tre giorni della sua settimana lavorativa.
Il gruppo Oddo & Cie presenta una compagine azionaria distintiva che rimarca il suo dna “familiare”: il capitale è infatti detenuto per il 60% dalla famiglia Oddo, mentre il restante capitale è suddiviso tra la società di gestione Boussard et Gavaudan, la holding della famiglia Bettencourt-Meyers, Téthys, e i collaboratori del gruppo, che ne hanno in mano il 30%. Questa logica di coinvolgimento nel capitale basata su partnership garantisce il coinvolgimento dei team a lungo termine ed è da sempre una caratteristica della visione imprenditoriale e di gestione di Oddo. A fine 2015, Oddo & Cie ha generato un utile netto di 91,7 milioni di euro.

In Italia da cinque anni
In Italia il gruppo è presente dal 2011 con la divisione risparmio gestito, che dall’agosto 2015 riunisce sotto un’unica bandiera le attività di Oddo Meriten Asset Management S.A. (ex Oddo Asset Management) e di Oddo Meriten Asset Management GmbH.
Con un patrimonio gestito di 41 miliardi di euro e 276 dipendenti (di cui 88 tra analisti e gestori), Oddo Meriten Asset Management costituisce oggi una delle più importanti realtà d’investimento indipendenti dell’Eurozona, con una specializzazione proprio sui listini del Vecchio Continente.
Cosa attendersi dal futuro? Philippe Oddo assicura che la campagna acquisti è arrivata al capolinea. Almeno per ora, dato che occorre tempo per integrare le due anime del gruppo. Anche se in un mercato come quello dell’asset management in piena trasformazione, è difficile pensare a finestre del tutto chiuse sulle opportunità che dovessero presentarsi sul mercato.

Luigi dell’Olio

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