Il private equity contro Trump

Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa, il mondo del private equity e del venture capital americano non hanno salutato con soddisfazione il nuovo presidente, a parte poche eccezioni.

Trump, con la sua dura posizione a proposito della tassazione del carried interest dei fondi, ha infatti rotto la tradizione repubblicana a supporto del settore e paradossalmente il supporto è andato quindi a Hillary Clinton, sebbene la sua posizione ufficiale sul tema non sia comunque molto più morbida e sia in linea con quella di Obama.

Inoltre, i membri dell‘AIC, (l’ex Private Equity Growth Capital Council, che fa lobby per conto di 39 società di private equity) avevano contribuito in via personale a metà estate per 6,5 milioni di dollari alle campagne presidenziali, a supporto di vari partiti e di comitati d’azione. Ma il supporto a Trump a non c’è stato.

Tra i sostenitori di Trump ci sono invece Stephen Feinberg, fondatore dei fondi specializzati in distressed asset Wilbur Ross e Cerberus Capital, il guru della Silicon Valley Peter Thieln, che ha donato 1,25 milioni di dollari, e il fondatore di Renaissance Technologies, Robert Mercer, che insieme a sua figlia Rebekah hanno donato a Trump addirittura 15,5 milioni, mentre non si è avuta notizia di alcun supporto a Trump da parte di manager di Blackstone, Carlyle, Kkr o Tpg.

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