Il gigante del private

Gianfranco Venuti, responsabile private banking e wealth management di BPM, che cita Steve Jobs, è a capo di un grande progetto di rafforzamento del ramo private, in scia alla fusione con il Banco Popolare che porterà Bpm a essere il terzo gruppo bancario nazionale. Così nel 2017 si perfezionerà una private bank dedicata di alto livello con un marchio affermato, come quello di Aletti. Tutto è pronto, anche per attrarre i migliori talenti sul mercato.

Bpm sta consolidando il ramo private. Quale la direzione seguita?
Il sistema bancario sta vivendo contesti difficili, ma la banca ha dimostrato di avere tutte le carte in regola. La redditività è sostenibile grazie a elevati livelli di patrimonializzazione, una contenuta rischiosità e una redditività in crescita (utile netto nel I semestre 2016: 158,1mln di euro (+2,6% a/a), di cui euro 109,8 mln solo nel II trimestre, ndr). Anche con il private banking stiamo consolidando la nostra posizione e i risultati arrivano. Il nostro servizio è fondato su una consulenza evoluta che seleziona stili di gestione e manager; l’offerta poi si articola sulle tre direttrici classiche: fondi e sicav, gestioni patrimoniali e assicurazioni vita. In linea con questa strategia abbiamo nel tempo sviluppato un ampio piano di accordi di distribuzione: oltre 3.500 fondi e comparti tramite diversi asset manager nazionali e internazionali.

Lei ha un passato in Banca Generali dove ha ricoperto il ruolo di direttore dell’area finanza e crediti. Come si struttura la divisione private e wealth in Bpm e quali iniziative state mettendo in cantiere per il prossimo anno?
Oggi il nostro servizio ha una rete composta da 74 gestori, organizzati in 12 team in altrettanti luoghi fisici sul territorio, che si occupano di consigliare gli investimenti migliori, assistendo circa 10mila clienti e gestendo masse per quasi 8 miliardi di euro. Il prossimo anno ci vedrà impegnati nel realizzare un grande progetto che darà vita al terzo gruppo bancario nazionale. Il progetto prevede una private bank dedicata di alto livello con un marchio affermato, come quello di Aletti, che fa leva sulla professionalità dei team e la specializzazione di prodotto e servizio già fortemente sviluppata all’interno di Bpm, Banca Akros e Banca Aletti. Il piano strategico 2016 – 2019, presentato a maggio, prevede una strategia di brand coerente con l’evoluzione del modello di business da gestione degli investimenti finanziari a gestione del patrimonio famigliare nella sua eccezione più ampia di wealth manager, lavorando anche con la divisione corporate. I prossimo investimenti sul digitale ci permetteranno di perfezionare l’offerta a distanza, fuori sede e via web.

Quali sono le soluzioni di investimento più gettonati per i mercati attuali?
Un contesto di bassi tassi di interesse, crescita economica incerta e scenari geopolitici in continua evoluzione, non può essere considerato normale per le abitudini di un investitore. I mercati presentano, tuttavia, opportunità interessanti in molti ambiti che però presentano evoluzioni di difficile lettura per il singolo investitore. La diversificazione è al primo posto. Il tema non è se prendere un rischio ma quanto prenderne. I fondi flessibili e multi-asset e le strategie liquid alternative rappresentano un approccio ideale. In un portafoglio non dovrebbero mancare investimenti azionari globali, bond ad alto rendimento e di paesi emergenti. Conta non solo la scelta delle varie asset class, che comunque guidano il risultato nel medio/lungo periodo, ma l’allocazione delle risorse fra strategie e gestori.

Sono in vista arrivi di nuovi professionisti?
Il progetto di fusione prevede un’importante crescita del private banking con particolare concentrazione sul gestito che inciderà, sul totale delle attività da clientela, dal 39% al 47%. Con questi obiettivi, con la piattaforma di consulenza globale a disposizione dei professionisti possiamo attrarre i migliori talenti dal mercato che riconosceranno in questo disegno un progetto di grande valore. Senza tralasciare i team di banker che già hanno ci hanno scelto ai quali garantiamo formazione continua.

Quanto il suo carattere ha inciso e incide nella sua professione?
Quello che siamo come uomini e professionisti è frutto dell’insieme delle situazioni che ci formano. “Unire i puntini” delle esperienze, citato da Steve Jobs nel suo discorso alla Stanford University, ben rappresenta il concetto di evoluzione umana e professionale; ma la cosa più bella è che, per quanto possiamo unire i puntini, avremo ancora una visione incompleta perché le situazioni più belle dovranno ancora manifestarsi. L’uomo non può essere qualche cosa di totalmente diverso dal professionista e quindi il mio carattere, che i miei colleghi e famigliari definiscono calmo, riflessivo, visionario e determinato, è alla base della mia vita sia privata sia professionale.

Quali sono le sue passioni?
Buona parte dei miei interessi e delle mie passioni coincidono: mi piace il lavoro che svolgo, lo faccio con passione e massimo coinvolgimento. La finanza in senso lato, ma anche le persone (il pb è un business con elevati contenuti relazionali e di necessaria comprensione anche degli intimi bisogni delle famiglie) mi appassionano. Sul lato più personale le mie due grandi passioni sono la famiglia (mia moglie Rossella, le mie due figlie Bianca e Aurora) e ancora la montagna, sia d’inverno con lo sci e la neve sia d’estate con belle passeggiate. I paesaggi delle Dolomiti, che frequento costantemente, sono di grande stimolo anche intellettuale; le viste delle vallate e delle cime che si stagliano all’orizzonte sono impagabili per la mente.

Francesca Vercesi

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