Un pozzo senza fondo

La Banca Popolare di Vicenza ha chiuso i conti al 30 giugno con una perdita di 795 milioni, bruciando così oltre il 50% dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi versati appena pochi mesi fa dal Fondo Atlante, il cui investimento è destinato a tramutarsi in una perdita totale; le Banche che lo hanno capitalizzato riverseranno il salasso sul conto economico deprimendo profitti e ratios.

In cerca di strategie
Allo stato non si intravede una strategia in grado di traghettare la Popolare di Vicenza fuori dalle secche di un conto economico in profondo rosso e soprattutto fuori dal cono d’ombra che azzera immagine e credibilità dell’istituto.
Da un punto di vista economico non si legge una sola idea capace di dare avvio al turnaround; si parla (tanto per cambiare) di riduzione di personale e sportelli, ricetta con cui si può affrontare una crisi così radicale come quella in corso; la Cattolica Assicurazioni ha esercitato il diritto di recesso e ha rotto la partnership; i nuovi manager invece di affrontare il caso da un punto di vista industriale hanno deciso di affrontarlo con inutili cause legali. Peggio ancora, l’unica idea abbozzata è quella di una fusione o un accordo con l’altro grande malato, Veneto Banca: probabilmente l’unico caso in cui ad una fusione farebbe seguito una riduzione del numero dei rapporti con i clienti, piuttosto che un loro aumento.

Danno d’immagine
Completa il quadro di desolante pochezza, il mancato recupero sotto il profilo dell’immagine, con una totale inerzia nei confronti dei responsabili che giunge addirittura a sostenere – con tanto di parere legale – che le operazioni “baciate” (finanziamenti concessi ai clienti per sottoscrivere i passati aumenti di capitale) erano lecite perché al tempo la banca era una cooperativa e non una spa. Viene da chiedersi se qualcuno ha insegnato i rudimenti di tecnica bancaria a chi ha redatto il parere e soprattutto a chi lo ha pagato.
Il Fondo Atlante assiste silente a questo disastro, ma a fine anno, quando il capitale sarà zero, chi butterà ancora soldi in questo pozzo senza fondo?
Per la Popolare Vicenza e per le altre Banche malate bisogna a questo punto auspicare un (complicatissimo) intervento legislativo ad hoc (come si fece a suo tempo per Parmalat e compatibilmente con i vincoli imposti dalla UE); per far questo occorre istituire con urgenza un tavolo tecnico riunendo i migliori tecnici di cui dispone il Paese. I Fondi Atlante (1 e 2) hanno solo bruciato ricchezza e fallito.

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