La cucina delle idee

L’unione fa la forza, anche nel mondo del private equity. Lo sanno bene Lorenzo Bovo, investment manager di Private Equity Partners sgr, e Giovanni Guglielmi, investment director di Synergo sgr che hanno dato vita lo scorso febbraio a Milano Private Equity Kitchen, la prima associazione in Italia dei professionisti del private equity under 40.
A oggi gli associati, con un’età inferiore ai 35 anni, sono una sessantina di cui il 10% donne, un altro 10% attivo in Italia dalla base di Londra, per un totale di circa 40 fondi nazionali ed internazionali rappresentati e più di 300 società partecipate rappresentative dei principali settori dell’economia.

Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a dar vita all’associazione? Perché vi siete auto battezzati “cucina del private equity”?
“Il nostro obiettivo – risponde Lorenzo Bovo – è di mettere in contatto tra loro i professionisti più giovani del private equity italiano perché di fatto il settore, per molti versi di nicchia, non offre molte opportunità di incontro se non quelle strettamente legate ad alcune limitate operazioni o ad alcune compravendite incrociate. Dal confronto con Giovanni, con cui ci si conosceva già da diversi anni, è nato quindi un progetto che è partito facendo leva su un incontro informale basato sul passaparola all’interno della nostra rete di conoscenze. Dopo aver constato con mano un certo interesse, a febbraio di quest’anno abbiamo deciso di organizzarci in maniera più strutturata costituendoci in un’associazione indipendente.
Il nome Private Equity Kitchen deriva dal fatto di voler richiamare un’idea di “cucina” di idee, il luogo ideale in cui mescolare insieme a dei colleghi degli spunti più che di offrirne di preconfezionati”.

Quali sono gli obiettivi?
“Intendiamo mettere a disposizione di tutti gli associati una rete di contatti che possa accompagnarli nel loro percorso di crescita professionale e creare occasioni di crescita lavorativa”- puntualizza l’altro fondatore Giovanni Guglielmi. Con questo obiettivo, abbiamo organizzato diversi incontri informali nel corso degli ultimi dodici mesi, e nel mese di maggio 2016 abbiamo tenuto un primo incontro più istituzionale a cui hanno partecipato Alessandro Profumo e Stefano Lustig in veste rispettivamente di Presidente e di responsabile ufficio studi della società Equita.

Può indicarci qualche numero?
Puntiamo a raggiungere il centinaio di associati tra i fondi di private equity. Stiamo valutando tuttavia, in una seconda fase, di organizzare eventi ad hoc a cui potranno parteicpare anche consulenti e imprenditori, sempre sotto i 40 anni. Ad oggi abbiamo già coinvolto cinque sponsor per supportare l’organizzazione di eventi di interesse del network, uno per settore. Si tratta di PwC, per i transaction services, Lombardi Molinari Segni per l’ambito legale, Willis per la due diligence assicurativa, Russo De Rosa per l’area fiscale e tributaria, e Kroll per la due diligence investigativa”.

Come intendete conseguirli? Quali iniziative avete in cantiere?
Continuiamo a proporre degli incontri informali con i colleghi a cadenza mensile o bimestrale”, precisa Bovo. “Nel corso dell’autunno invece inviteremo a partecipare ad un evento con un carattere più istituzionale e un’ agenda più strutturata. Per noi si tratta ovviamente di un’attività aggiuntiva rispetto a quella quotidiana. A spingerci è l’ambizione di poter creare qualcosa che possa durare nel tempo e che possa essere considerata un punto di riferimento per gli operatori giovani del settore a prescindere dall’attività dei suoi fondatori. L’associazione è di fatto uno spazio condiviso in cui scambiare opinioni e informazioni relative al settore e uno strumento di supporto agli iscritti, anche attraverso iniziative con un taglio formativo. Il nostro obiettivo per ora è e resta quello di creare un network di professionisti aperti al confronto, al dialogo, certi che dal fare rete ne potrà beneficiare in prima battuta il singolo individuo e poi indirettamente anche il settore”.

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