Ripensare il sistema bancario

L’inerzia imperdonabile dei “regolatori” nazionali (Banca d’Italia e Consob in primis) e l’inadeguatezza del modello di banca universale uscito dalla riforma Amato degli anni ‘80 hanno spinto il sistema bancario italiano in una situazione di notevole difficoltà. A parte la notevole eccezione di Intesa Sanpaolo, il resto del sistema arranca, affossando ogni speranza di ripresa economica.

Istituti in ginocchio
L’elenco delle situazioni critiche si arricchisce ogni giorno di nuovi sconfortanti episodi: le quattro good banks nate dal fallimento di Cariferrara, Banca Marche, Cari Chieti ed Etruria non trovano acquirenti ai prezzi attesi (a causa di un’errata valutazione dei crediti in sofferenza). Anzi l’ad dell’unico pretendente, Ubi Banca, in chiaro stato confusionale chiede di caricare il peso degli npl sul Fondo Interbancario di Tutela dei depositi.
Intanto, il regolatore europeo ha chiesto a Carige di alzare la copertura sui crediti incagliati e Carige ha risposto proponendo di abbassarla, mentre il Fondo Atlante oramai boccheggia privo di risorse, affossato dalle perdite e dalla mancanza di strategie di Popolare Vicenza e Veneto Banca. E, sempre sul fronte veneto, si registra il paradossale ritardo di oltre un anno con cui l’Antitrust ha aperto una istruttoria su Veneto Banca.

Allarme rosso per Mps
Proseguendo nella disamina, spicca la drammaticità del caso Monte dei Paschi. Per coprire il necessario aumento di capitale, dopo che il road show internazionale si è rivelato un fallimento, si profilano conversioni più o meno spontanee di obbligazioni subordinate e non. Intanto i clienti-piccoli azionisti della Popolare di Bari, a più grande Banca del Sud gestita da oltre 50 anni dalla famiglia Jacobini, non riescono a vendere le proprie azioni e nessuno trova nulla da obiettare. Mentre per Unicredit non si conosce ancora, dopo mesi, misura e modalità di copertura delle necessità di capitale evidenziate.
Un coacervo di inefficienze e di mancanza di credibilità istituzionale che allontana gli investitori e toglie ogni speranza di ripresa.
Non si può pensare di uscire dalla più grande crisi economica della storia d’Italia con il piccolo cabotaggio delle leggi(ne) di stabilità, senza occuparsi dei problemi strutturali che impediscono al paese di dotarsi di un solido, moderno e trasparente sistema bancario.

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