A conti fatti, il business assicurativo potrebbe non risultare l’asset cruciale dell’intera partita che si gioca intorno al gruppo Generali. Perché se è vero che il Leone è leader di questo settore in Italia e tra i gruppi più grandi del Vecchio Continente, vi sono altri ambiti che fanno gola ai potenziali compratori, da Intesa SanPaolo ad Allianz, passando per Axa. Molto si è detto negli ultimi giorni della portata strategica del risparmio gestito, un ambito di business che assorbe poco capitale e assicura elevati margini. Almeno fino a che i tassi restano bassi nell’Eurozona. E questo vale a maggior ragione nella gestione dei grandi patrimoni.
Comunque andrà a finire la vicenda, è lecito attendersi scossoni nel mercato nazionale del private banking. L’eventuale successo di Ca’ de Sass porterebbe all’integrazione tra Fideuram Intesa Sanpaolo e Banca Generali, con il risultato di dar vita a un gigante europeo del settore. A quel punto resta da capire cosa farebbe Mediobanca, che nell’ultimo piano industriale ha indicato nel wealth management il segmento a più alto tasso di crescita. Integrerà la sua struttura di wm con Esperia, dopo che nei mesi scorsi ha rilevato la quota in mano a Mediobanca? O magari andrà a caccia di altre prede per creare un polo alternativo a quello di Intesa?
Il risiko è destinato a coinvolgere anche altri player, in primis Arca (il 40% fa capo a Veneto Banca e Popolare di Vicenza, con la controllante Fondo Atlante che non vedrebbe male la valorizzazione dell’asset sul mercato) e Aletti (dote del Banco Popolare nel matrimonio con Bpm), che potrebbero far gola a Poste, a sua volta già in via di convergenza con Anima.
Di certo nei prossimi mesi non ci sarà da annoiarsi.
Luigi dell’Olio