Il private banking punta sugli alternativi

In una situazione di mercato destinata a essere ancora a lungo caratterizzata da tassi bassi, il mercato del private banking è chiamato a guidare la transizione verso soluzioni d’investimento alternativo, rispondendo così a una delle problematiche principali dell’economia italiana: l’accesso delle imprese al capitale direttamente sul mercato, stante la difficoltà di accesso al credito bancario. È uno dei trend emersi nel corso della conferenza stampa organizzata da Aipb (Associazione italiana private banking) per presentare l’XIII Forum del Private Banking che si svolgerà a Milano il prossimo 9 novembre.
Nell’occasione sono stati discussi alcuni dei risultati emersi da una ricerca congiunta della stessa Aipb con The Boston Consulting Group, secondo cui la ricchezza finanziaria mondiale è destinata a salire a quota 192mila miliardi di dollari nel 2021, contro i 101mila miliardi del 2011. “Anche il contesto italiano è in crescita, ma si tratta di un mercato maturo, per cui il ritmo è più lento”, ha spiegato Gennaro Casale, senior partner e managing director di The Boston Consulting Group. Un’analisi condivisa dal presidente di Aipb, Fabio Innocenzi, che ha offerto una view dei nuovi orientamenti nelle scelte relative agli investimenti. “In una situazione di tassi bassi, sempre più il portafoglio della clientela facoltosa tenderà a spostarsi dall’obbligazionario verso l’equity e gli investimenti alternativi. Un passaggio guidato dalla necessità di generare rendimento e dalle nuove opportunità normative”. Dalla ricerca è emerso che l’Asia-Pacifico è la regione in maggior sviluppo e si prevede che, entro quattro anni, la ricchezza privata di questa zona arriverà a superare quella del Nord America. Il tasso di crescita atteso in Europa Occidentale è minore e pertanto l’area avrà dimensioni inferiori rispetto alle altre, pur continuando a rappresentare circa il 30% della ricchezza finanziaria privata. Secondo lo studio, l’Italia è il quarto mercato più ampio dell’Europa Occidentale, con 4.500 miliardi di dollari in attività finanziarie nel 2016. La ricerca evidenzia in particolare che l’Italia è un mercato maturo e per questo motivo la crescita attesa della ricchezza risulta inferiore rispetto ad altre regioni: 2,9% all’anno contro la media europea del 4,4%.

In via generale, alla base della forte attrattività futura del settore si possono indicare due trend strutturali. Il primo, figlio di una tendenza globale alla quale l’Italia non fa eccezione, è la concentrazione della ricchezza nei segmenti di clientela più alti: i clienti target del private banking detengono una quota in aumento della ricchezza finanziaria totale. Infatti, il peso della ricchezza detenuta dalla fascia “affluent” a livello globale si è ridotto dal 61% nel 2011 al 55% di oggi a favore di un incremento della quota detenuta dalla fascia private. Sebbene tale fenomeno sia presente anche in Italia, lo studio evidenzia come l’intensità sia significativamente inferiore rispetto ad altri Paesi. In altre parole, la ricchezza si concentra anche nel nostro Paese nelle fasce più alte ma in maniera più lenta e graduale. A mano a mano che il portafoglio dei clienti diventa più significativo, si osserva come l’allocazione degli investimenti tende a evolvere e divenire più sofisticata, con un peso crescente della parte azionaria. Questo fenomeno costituisce un secondo trend strutturale che viene registrato sia a livello globale che italiano.

 

 

 

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