Sanzioni Ue, tempesta in arrivo

Distratta dalle crisi bancarie e dall’urgenza che comportava la chiusura delle falle delle varie Popolare Vicenza, Veneto Banca, CariCesena etc., l’attenzione mediatica ha trascurato in questi mesi le altre fondamentali novità introdotte dalla normativa Ue, che hanno riformato il Testo Unico Bancario. Come dice Patrizio Braccioni, avvocato “of counsel” dello studio legale Paul Hastings, “il cambiamento rispetto al passato è notevolissimo, soprattutto sul piano organizzativo. La relazione istituzionale con la Banca d’Italia non è più necessariamente canalizzata tramite le funzioni specialistiche a ciò deputate, che vengono comunque ad avere un ruolo più rilevante, ma l’autorità di vigilanza può sentire liberamente ciascun dipendente per assumere informazioni senza transitare attraverso la banca di appartenenza o i suoi dirigenti”.

È chiaro che questa responsabilizzazione comporta degli adeguamenti in termini di competenze del personale che richiederanno una adeguata formazione interna.

Ma la novità con conseguenze potenzialmente più “spettacolari” dal punto di vista mediatico è quella che riguarda le sanzioni. Non più gli importi con limiti modesti in proporzione alle retribuzioni dei top manager che in passato hanno scatenato polemiche, ma sanzioni “all’americana”: per le banche si potrà arrivare al 10% del fatturato annuo (sanzione diretta), mentre per le persone fisiche (amministratori, dirigenti e dipendenti) il limite massimo sarà di cinque milioni di euro (sanzionabilità eventuale), senza obbligo di solidarietà da parte degli enti creditizi. Come sempre accade per i deterrenti i cambiamenti comportamentali e organizzativi registreranno una accelerazione allorquando il nuovo pesantissimo regime sanzionatorio troverà le sue prime applicazioni. In un settore già afflitto da calo forse strutturale della redditività, esigenze di smaltimento delle sofferenze e eccesso di personale, queste nuove norme hanno l’effetto di creare una “tempesta perfetta”.

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