Perché Mifid II farà da volano alla gestione passiva, secondo PwC 

La nuova regolamentazione contenuta in Mifid II potrebbe generare un volano di crescita delle strategie di gestione passiva. Lo ha spiegato il partner di PwC Mauro Panebianco, intervenendo al Quant 2018 che si è chiuso venerdì scorso a Venezia.
L’industria del risparmio gestito prevede dunque con l’entrata in vigore della Mifid II un impatto positivo sulla gestione passiva. Sul fronte dei costi, i nuovi obblighi di trasparenza introdotti dalla MiFID II concentrano l’attenzione soprattutto sugli alti costi delle commissioni. “L’uso di ETF – ha spiegato Panebianco – contribuisce a diminuire il costo totale per l’investitore rispetto non solo ai fondi attivi ma anche ai basket di titoli. Aumentando l’uso di ETF si può limitare il costo totale del prodotto offerto per l’investitore finale. Considerando che i costi di gestione degli ETF risultano inferiori rispetto ai fondi comuni tradizionali, ci si aspetta che traggano beneficio dalla MiFID II” e “si prevede per il 2018 un crescente interesse verso le soluzioni in ETF, qualunque sia la forma in cui esse sono declinate (gestioni patrimoniali, unit linked, fondi di fondi, ndr)”.
I costi dei fondi
Un altro punto toccato da Panebianco riguarda lo sviluppo di nuove soluzioni d’investimento con all’interno una componente di ETF.
“La clientela retail ha mostrato un crescente interesse per gli ETF poiché attratta dall’efficiente struttura di costo e dall’elevata trasparenza. Inoltre, la direttiva MiFID 2 dovrebbe potenziare lo sviluppo di soluzioni in ETF destinate alla clientela retail. Le reti di distribuzione in collaborazione con gli emittenti di ETF si stanno muovendo verso nuovi strumenti di investimento come le soluzioni wrapped in ETF. Si prevede che la quota di clienti europei retail che utilizzano ETF crescerà nei prossimi anni, sia attraverso i roboadvisors, le banche online, le piattaforme di negoziazione”.
 Gli ETF – è dunque la conclusione di Panebianco – potrebbero assorbire una quota crescente dei flussi provenienti dai fondi comuni d’investimento, incrementando così le masse in gestione.
 “La gestione attiva e quella passiva non sono da intendersi una alternativa all’altra. Le due tipologie di gestione possono vivere in gestione”, spiega Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares. “Le scelte sono sempre attive”, aggiunge. “La gestione attiva infatti si trova al centro dell’asset allocation, che si può implementare in diversi modi. Gli ETF sono strumenti passivi molto efficaci e utili per l’asset allocation grazie ai costi contenuti e alla possibilità che offrono di operare in modo efficiente e snello su migliaia di titoli. Sono anche ideali nel servizio di consulenza e gestione dei patrimoni. In ambito istituzionale la loro adozione è in crescita già da anni e auspichiamo che anche questa tendenza possa coinvolgere anche i privati sia attraverso i servizi di consulenza, sia all’interno di altri servizi come ad esempio i fondi pensione, che permetteranno ai privati di beneficiare delle caratteristiche dello strumento”.

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