Bellingeri (iShares): “ Mifid 2 e i vantaggi delle gestioni patrimoniali in Etf”

Vanno per la maggiore tra i clienti più facoltosi ma possono essere adattate anche a portafogli 
più retail. Sono le gestioni patrimoniali e vengono proposte come soluzioni d’investimento altamente personalizzate. Come funzionano? Si affidano i propri soldi a un gestore, si può scegliere se fare un versamento con bonifico o conferire i titoli che compongono il portafoglio attuale e il resto va da sè. L’unica cosa da fare, al momento della sottoscrizione, è scegliere l’indirizzo della gestione patrimoniale, ossia il grado di rischio che si vuole correre in base agli obiettivi di investimento. Ora le società di gestione del risparmio tornano a proporle.

STRUMENTI EFFICIENTI – Per Emanuele Bellingeri 
(nella foto), managing director 
e responsabile per l’Italia di iShares, gruppo BlackRock, “le gestioni patrimoniali sono uno strumento molto efficiente perché al loro l’interno si costruisce un portafoglio dove il gestore può spaziare tra fondi comuni, titoli ed Etf. Erano abbastanza avanzate già dieci anni fa, poi però, nel giugno del 2008, è arrivata Mifid 1 che
ha previsto il divieto di percepire
i rebate dalle case terze all’interno delle gestioni patrimoniali. Allora banche e intermediari hanno stoppato i servizi di gestione patrimoniale e hanno iniziato
a vendere fondi à la carte, soprattutto mutimanager”.

PORTAFOGLI PER TUTTE LE ESIGENZE – Di positivo c’è la maggiore trasparenza, perché il cliente di una gestione patrimoniale riceve il riepilogo completo di tutte
le operazioni fatte dal gestore con indicazione di prezzi e quantità comprate e vendute. E c’è maggior controllo, perché il cliente può impartire istruzioni vincolanti al gestore, chiedendogli per esempio di non comprare certi titoli.
“Il vantaggio è che la gestione viene pagata a monte dal cliente, è come la consulenza a parcella. Questo è il punto di partenza e di arrivo della consulenza. Il cliente paga una fee di asset allocation
e il gestore usa gli strumenti
che trova più interessanti, come nella consulenza a parcella. Poi
ci sono vantaggi fiscali perché si compensano plus e minusvalenze. È uno strumento particolarmente interessante in una fase come questa perché c’è una necessità, dovuta a Mifid 2, che deriva dalle nuove esigenze di target market e product governance, di trovare anche grazie alla tecnologia nuovi modi di costruire portafogli per le varie esigenze”.

PARTNER DI BANCHE REGIONALI – E spiega: “abbiamo lanciato alcune gestioni patrimoniali con nostri partner. Lavoriamo con banche regionali che lanceranno gestioni patrimoniali in Etf. Si riesce a fare un buon lavoro anche per portafogli più piccoli: del resto si fa a monte l’analisi di settore e poi la si declina a seconda del cliente. Questo è uno strumento molto interessante operativamente per chi lo gestisce”. Un esempio? Per Bellingeri “un cliente da 15mila euro può avere una gestione patrimoniale, magari standard, efficiente in Etf, acquistando anche bilanciati flessibili. Sui clienti con portafogli superiori, ci si può invece concentrare su settori mirati o su aree di nicchia. Quello che conta è l’asset allocation”.

CAPITOLO COSTI – Occhio però ai costi. In media
la commissione di gestione è intorno all’1,5-2%. Poi c’è la commissione di performance,
di solito intorno al 20%, cioè la società si prende una fetta del guadagno che fa fare rispetto all’indice benchmark. Se poi si acquista una gestione patrimoniale in fondi, i fondi utilizzati per costituire il portafoglio hanno ulteriori commissioni di gestione e magari di performance. Sulle commissioni di gestione e di performance, poi, c’è anche l’Iva al 22%. Infine ci sono le spese di banca depositaria, di solito fisse: tipo 20-30 euro a trimestre. Se la Gpm è di 50mila euro, è 0,20%. Infine ci sono le solite tasse sulle rendite finanziarie. “Sì, in effetti
a volte c’è anche la commissione di performance. Sta di fatto che con Mifid 2 saranno resi espliciti al massimo tutte le voci di costo. Ne vedremo delle belle. Le gestioni patrimoniali, però, se ben gestite sono un ottimo strumento. Posso solo dire che chi dice ‘aspettiamo un anno e poi vediamo cosa succede’, non sta facendo un buon lavoro. I consulenti finanziari in gamba e le case prodotto efficienti dovrebbero lavorare per ridurre i costi, spiegare bene al cliente tutto il meccanismo, nella massima trasparenza”, conclude Bellingeri.

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