In Cina il patrimonio si gestisce sulla chat


I numeri sono da capogiro anche se ancora lontani da quelli del rivale Yu’e Bao, il più grande fondo monetario del mondo controllato del colosso dell’e-commerce cinese Alibaba. Stiamo parlando dei numeri di Licaitong,la piattaforma di wealth management creata da Tencent, un altro big del settore tecnologico della Repubblica Popolare, proprietario della notissima piattaforma di messaggistica WeChat. Anche Tencent, come Alibaba, è entrato da tempo nel settore dei servizi finanziari e in particolare nell’asset management, per cavalcare un business in cui può fare faville, grazie a unvantaggio competitivo che l’accomuna alle altre aziende hi-tech che dominano la rete di internet. È il possesso di una gran mole di dati sui consumatori e gli investitori, che tutti i giorni usufruiscono dei servizi offerti sul web o attraverso gli smartphone dai colossi della rete.

SVILUPPO DA RECORD -La dimostrazione della marcia in più
che Licaitong ha oggi rispetto a molti asset manager tradizionali è il suo tasso di crescita del business capace di far invidia anche alla più promettente società di gestione del risparmio europea o statunitense. Nell’arco degli ultimi tre anni, infatti gli asset under management della società cinese sono letteralmente triplicati, raggiungendo i 300 miliardi
di yuan, che corrispondono a quasi 48 miliardi di dollari. Si tratta di dimensioni equivalenti a quelle di una sgr italiana medio-grande, con la particolarità che queste dimensioni sono state raggiunte però nell’arco di soli 36 mesi. Certo, è ancora lontano il traguardo varcato da Yu’e Bao, il fondo monetario promosso appunto da Alibaba attraverso la controllata Ant Financial, che ha già toccato la soglia-record di oltre 165 miliardi di dollari di asset, superando quelli del fondo monetario del gruppo J.P. Morgan che investe in titoli di stato americani e detiene masse per ben 150miliardi di dollari.

ASPETTANDO LA NEW GENERATION – Che si tratti del fondo di Tecncent o di quello di Alibaba, una cosa è comunque certa: le big tech cinesi rappresentano una vera minaccia per gli operatori tradizionali dell’asset management di derivazione bancaria o di altra natura. E lo saranno ancor di più in futuro, quando sul mercato si farà spazio
una nuova generazione di clienti: i millennial nati dal 1980 in poi, che sono consumatori affezionati ai colossi del settore tecnologico come le stesse Tencent e Alibaba o come, dall’altra parte del pianeta, i big statunitensi Facebook, Google o Amazon. Per rendersene conto, basta leggere le analisi delle grandi società di consulenza e ricerca. Secondo il World Wealth Report 2018
di Capgemini, per esempio, ben il 50% degli investitori di fascia alta classi cati come High net worth individuals
(Hnwi) è interessato ai servizi di wealth management offerti dai grandi nomi del settore tecnologico. Ma il dato ancor più interessante è che questa percentuale tocca in Asia livelli elevatissimi, poco sopra l’81%. I “paperoni” con gli occhi
a mandorla, insomma, sono assai ben disposti a far custodire i loro soldi da un player emergente come Licaitong o Yu’e Bao.

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