Mai, il mantovano di Pimco che studia i debiti sovrani

Nicola Mai (nella foto), classe 1978, è mantovano di nascita ma nel sangue ha il dna di un cittadino del mondo. Lo capì già a 16 anni, quando ancora adolescente si trasferì negli Stati Uniti, nel Nuovo Messico, per diplomarsi con una borsa di studio in un collegio che riuniva ragazzi di ogni parte del globo. Poi il ritorno in Italia, a Milano, per iscriversi alla Bocconi e studiare economia politica. Ma gli bastarono altri due anni per capire che anche Milano, il gran Milàn, gli andava stretta. E allora un nuovo trasferimento all’estero, a Londra, per completare l’università e laurearsi alla prestigiosa London School of Economics. Poi, per non farsi mancare nulla, nel curriculum Mai ha messo pure una master in economia politica a Barcellona, che è stato per lui un trampolino di lancio nel mondo del lavoro. La sua è una carriera con tre tappe fondamentali. Quella iniziale, al Tesoro britannico quando al governo c’era Tony Blair, dove si è fatto le ossa imparando come vengono prodotti i dati macroeconomici di un grande e complesso paese avanzato qual è il Regno Unito. La seconda tappa è iniziata invece nel 2005, con l’ingresso nel mondo finanziario come analista di J.P. Morgan, una banca d’affari che non ha certo bisogno di presentazioni. E lì che Mai ha iniziato a occuparsi di quella che presto sarebbe diventata la sua specialità: l’analisi delle economie europee, partendo inizialmente dai paesi scandinavi, che negli anni ’90 avevano vissuto una crisi finanziaria simile a quella che si sarebbe poi verificata nel 2008 negli Stati Uniti, innescata da una bolla creditizia. Infine, nel 2012 è iniziata la terza tappa che dura ancora oggi. E’ la sua carriera in Pimco, la grande casa di gestione internazionale che è tra i più grandi investitori al mondo nel mercato dei bond e dei titoli di stato, compresi quelli italiani. Dopo i primi tre anni in Pimco, nel 2015 Mai è divenuto responsabile della view macroeconomica europea della società. Proprio in questa veste, durante l’ultimo incontro con la stampa tenutosi a Londra nel mese di novembre, Mai non ha lesinato giudizi severi sulle scelte di bilancio del governo Lega-5Stelle, che sembra intenzionato ad andare al muro contro muro con le autorità di Bruxelles sui contenuti della manovra economica, in cui è stato fissato l’obiettivo del 2,4% del rapporto deficit/pil. “La manovra italiana contiene previsioni ottimistiche sulla crescita economica del prossimo anno”, dice Mai, che si mostra scettico anche sulla possibilità che il disavanzo resti davvero entro il 2,4% preventivato dall’esecutivo. Con il rigore di un analista, insomma, Mai non fa certo sconti alla sua madrepatria in cui, a ben guardare, ha vissuto circa la metà della sua vita. Gran parte della sua esistenza, soprattutto quella professionale, l’ha trascorsa all’estero e ormai non fa mistero di sentirsi a casa non appena atterra con l’aereo a Londra. Quando può, non manca tuttavia di fare qualche capatina in Italia, nella sua Mantova per motivi privati, o a Roma e Milano per ragioni professionali, cioè per incontrare clienti e rappresentanti delle istituzioni. Dopo essersi specializzato nelle analisi macro sui paesi europei, ora il manager di Pimco è intenzionato ad allargare le sue competenze su un orizzonte planetario, estendendo i suoi studi anche a paesi al di fuori del Vecchio Continente. “Con l’andare del tempo mi sono sempre più reso conto che gli sviluppi macroeconomici nei diversi paesi del mondo sono spesso legati da un filo conduttore globale ”, dice Mai. Parola di cittadino del mondo, di un mondo globalizzato.

 

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