Tra questi un ex banchiere svizzero, Bradley Birkenfeld (nella foto), era finito sul banco degli imputati della giustizia americana e lì si confessò colpevole di aver aiutato diversi americani facoltosi a evadere tasse su 20 miliardi di dollari.
In una testimonianza scritta, Birkenfeld aveva raccontato che la divisione di private banking di Ubs istruiva i sui clienti su come e dove nascondere denaro e gioielli (in cassette di sicurezza svizzere), come acquistare opere d’arte tramite conti offshore e di aprire conti correnti sotto falso nome nei vari paradisi fiscali disseminati per il mondo (Svizzera, il Liechtenstein, Panama, Hong Kong e Isole Vergini).
Non solo, sempre lo stesso Birkenfeld spiegò alla Corte federale di Fort Lauderdale come avveniva il ‘meccanismo’ e che l’evasione fiscale ha fruttato a UBS 200 milioni di dollari all’anno e permesso di occultare al fisco Usa (l’IRS) quasi 20 miliardi di dollari.
Secondo il comunicato della stessa banca elvetica, il risarcimento di 780 milioni è stato così determinato: 400 milioni verranno versati come risarcimento per le tasse non pagate mentre gli altri 380 milioni rappresentano l’ammenda su cui si è accordata la Sec. In aggiunta UBS dovrà fornire alla giustizia americana i nomi di tutti quei clienti che avrebbe aiutato ad evadere le tasse (sarebbero 19.000 secondo il New York Times) e parallelamente cessare il più rapidamente possibile di offrire servizi bancari ad americani in possesso di conti non dichiarati al fisco.
Con questa vicenda, viene messo sotto stress il segreto bancario svizzero, unico vero baluardo superato il quale il paese elvetico perderebbe gran parte del suo appeal come hub finanziario internazionale. Ma del resto anche lo stesso Peter Kurer, presidente di UBS, era arrivato a dire “al contrario di quello che si possa credere, il segreto bancario non offre una protezione assoluta [….] una pretesa di protezione assoluta servirebbe assolutamente a nuocere il segreto bancario stesso”.