Jackfly, bisogna decidere

JACKFLY (59a  Puntata)

Sarà stata l’aria di Roma, ma il giorno dopo il disastro ti sentivi bene. Attivissimo, in piena forma. Dopo aver impostato la deviazione sul tuo computer di una copia di tutta la posta che Imperiali avrebbe ricevuto dalla Nattan da quel momento in poi, sei rientrato a Milano. Hai cominciato a darti da fare, abilmente, con intelligenza.
Innanzi tutto hai dovuto organizzare il trasloco dal tuo bell’ufficio a casa tua. Ma pazienza. Grazie a Francesca e al suo buonumore le cose si sono svolte benissimo e senza grossi contrattempi. Computer, tavoli, librerie, schedari, cartelle clienti, cassettiere, stampanti, telefoni… Insomma, non è stato facile. Ma avevi una stanza quasi libera e non ci avete messo poi troppo.

La cosa più spinosa da sistemare è stata la pistola. Te la sei trovata tra le mani, a un tratto, chiusa nella sua bustina di cellophane, e ti si è ghiacciato il sangue. Ingegnere nucleare, ma come potevi aver fatto una cavolata del genere? Comprare una pistola. E solo perché ti avevano sbattuto fuori. Se ti avessero ammazzato il gatto cosa avresti fatto? Costruivi una bomba atomica? Ora però devi farne qualcosa. Buttarla è difficile. Nella spazzatura? E se la trovano? Potrebbero risalire a te. Devi trovare un modo più sicuro. Un giorno prendi una barca e la butti nel lago di Como. È il lago più profondo d’Italia. Non la ritrovano più. Fino ad allora, però, che ne fai? Fai come avrebbero fatto i tuoi nonni, che erano persone sagge e l’avrebbero messa o sotto una mattonella o sotto il materasso. Dato che il letto te lo rifà la filippina, forse è meglio lasciar perdere. Però ci sono due o tre listarelle del parquet in camera da letto che sono saltate. La sera, dopo che Francesca è andata, vai a vedere e scopri che la Beretta ci sta dentro alla perfezione. I proiettili dove li metti? Quanti sono? Beh, una parte li infili nel caricatore e gli altri in una vecchia boccetta di medicinali. Non li chiamano anche “confetti” nei film degli anni Quaranta?

Poi hai iniziato a fare colloqui con altre banche per cercare un nuovo lavoro. Per fortuna i contatti ce li avevi e nessuno ti ha fatto domande compromettenti. Avevi già qualche appuntamento. Poi – Dio benedica Francesca – hai cominciato a saggiare nei tuoi clienti la disponibilità a seguirti in un’altra banca, casomai decidessi di levare le tende dalla Nattan.

Ancora non hai deciso cosa fare. E anche lì, i tuoi clienti storici non ti hanno fatto troppe domande. Tu li hai sempre curati, coccolati, ci hai parlato, li hai confortati nelle loro paure, magari li hai anche spronati, danni grossi non gliene hai mai procurati, e il rischio, specialmente negli ultimi anni, c’era stato eccome. Quindi, perché non avrebbero dovuto seguirti? Eri tu il loro gestore, mica la banca.

..continua…                    leggi le puntate precedenti          

*tratto dal romanzo JACKFLY 
(www.jackfly.netdi Nicola Scambia (www.nicolascambia.net)

 

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