Jackfly, nuova energia

JACKFLY (60a  Puntata)

Quando hai cercato di coinvolgere la Consob e l’Anasf, l’Associazione Nazionale dei Promotori Finanziari, sono cominciati i dolori, hai cominciato a ricevere delle cortesi porte in faccia. Cane non mangia cane. O, almeno, cane grosso non mangia cane grosso, i piccoli si arrangino. Dai, sei un bravo ragazzo, ma sei ingenuo come una carota lessa. Secondo te, per salvare il culo di un promotorino, la Consob avrebbe mosso un mignolo? Sai quanto pesa la Nattan? Poco, certo, rispetto a certi colossi, ma infinitamente più di te.
Ora, girati un po’ sul fianco, sennò ti viene la piaga da decubito a tre giorni dalla tua uscita dall’ospedale, e dimmi un po’: vabbè la Consob, la sua indifferenza era anche preventivabile, ma ricordi cosa ti hanno detto all’Anasf? Che capivano la tua situazione, ma che intraprendere un’azione di qualunque genere in quel momento di crisi avrebbe significato offrire il pretesto alle banche per un giro di vite  nei confronti degli associati, e che l’Associazione non poteva certo prendere un’iniziativa che avrebbe procurato danni
all’intera categoria. Insomma, per salvare i promotori mandavano a mare un promotore. Logica contorta ma interessante.
Come dicevano negli anni Settanta? Punirne uno per, mandarne alla malora uno per non creare problemi a… quanti sono i promotori finanziari in Italia? Ah, 80.000. Beh, dai, vuoi avere sulla coscienza, con l’indotto e i familiari, 480.000 persone?
«Vuoi avermi sulla coscienza, Jack?» ti chiede Mirko, entrando nella stanza.
«Ciao. Perché dovrei averti sulla coscienza?»
«Perché, per farti un piacere, mi sono rimesso a lavorare. E la cosa non mi piace.»
«Ma cosa dici? Non farmi ridere che ho tutte le costole che mi vibrano come fossero i tasti di uno xilofono.»
«Però ho saputo che esci presto.»
«Eh, le notizie volano.»
«Sì, attento tu a non volare su qualche altra buccia di banana.»
«Ci starò attento. Comunque, cosa mi dicevi… che devo averti sulla coscienza? Cos’hai combinato?»
Mirko si siede sul tuo letto, appena in tempo per rialzarsi sotto lo sguardo severo di un’infermiera che passa di lì.
Allora prende una sedia. «Mi sono preso lo sfizio di andare a fare due chiacchiere con Esposito.»
«Con Esposito? E come ti è saltato in mente?»
«Beh, da quel che mi hai raccontato, l’unica cosa che non hai cercato di appurare quando ti hanno fatto il servizio in Nattan è se Esposito aveva davvero detto qualcosa di compromettente sul tuo conto. Un buon investigatore avrebbe cominciato da lì, altro che andare a mettersi nei guai con la polizia postale penetrando in un computer aziendale per farsi inoltrare illegalmente la posta.»

«Uffa, dai, me l’avete detto tutti che è stata una cazzata. Però intanto mi è servita.»
«Sì, a farti mandare all’ospedale.»
«Insomma, dimmi di Esposito.»
«Beh, non ci crederai ma quando mi ha visto è cascato proprio
dalle nuvole.»
«Come? Ma scusa, tu come ti sei presentato?»
«Gli ho detto che ero un ispettore della Consob, che avevo avuto la segnalazione di concorrenza sleale a carico di un tale Giacomo La Mosca e che volevo sapere da lui quel che sapeva in merito, dato che ti aveva conosciuto.»
«E lui c’è cascato? Ha creduto davvero che tu fossi della Consob?»
«Ascolta, questo lo so per esperienza: se uno ti ferma per strada all’improvviso e ti chiede i documenti, nella maggior parte dei casi, anche se non hai fatto nulla di male, tu non pensi neanche a chiedergli le credenziali. Ti pisci addosso dalla fifa e gli fai vedere i documenti. Ho contato su questo, anche per capire che tipo era questo Esposito. Infatti, quando mi ha visto se l’è fatta sotto. Chissà, magari ha qualcosa da nascondere… Comunque, mi ha detto di non sapere niente. Sì, sapeva che eri stato rimosso dall’incarico di area manager e che eri stato allontanato dagli uffici della banca, ma non sapeva neanche perché e, del resto, mi pare non gli interessasse granché. Quando gli ho chiesto se ti conosceva, mi ha risposto che vi eravate incontrati nel suo ufficio una volta che eri andato a trovarlo per parlare del più e del meno.
“E di che cosa avete parlato?” gli ho chiesto io. Mi ha guardato come se gli avessi chiesto che cosa aveva mangiato il 17 aprile del ’65. “Mah, non so, del più e del meno…” ha ripetuto. “Sì, ma più del più o più del meno?” l’ho incalzato.
Allora lui ci ha ripensato su un altro po’: “Ah, sì, ora ricordo. La Mosca voleva sapere quali erano le condizioni che facevamo noi in Banca Martani ai nostri promotori. Evidentemente stava facendo un sondaggio…”, “Perché voleva passare da voi?” lo incalzo di nuovo. “Ma no! Sono sondaggi che si fanno, per cercare di capire lo stato di salute della concorrenza, le sue strategie, i suoi piani. Se uno vuole passare alla concorrenza fa discorsi diversi. Non ti chiede subito al primo colloquio: quanto mi date se vengo con voi?” Ecco cosa mi ha detto Esposito, Jack.»
«Ah! E allora che ne pensi?»
«Penso che non credo proprio che Esposito testimonierà contro di te. Del resto, guarda qui.» Mirko tira fuori dalla tasca un microregistratore a cassette.
«Ho registrato la conversazione. Dovesse saltargli in mente di cambiare versione, abbiamo le sue stesse parole che lo condannano.»
«Sei grande, Mirko.»
«Grazie. Ma non è finita. Ho ancora molti amici in polizia e se vuoi chiedo a qualcuno di fermare l’auto del nuovo area manager o di Salutti e vedi che scherzetto gli facciamo a quei porci.»
«Non fare nulla che io non sappia prima, amico mio.»
Jack, Jack. Ecco, vedi, sono bastate queste poche parole e i tre giorni che devi ancora rimanere in ospedale, che prima ti sembravano pochi, ora ti sembrano infiniti. E già, perché adesso hai un sacco di cose da fare, da dire, da pensare, tante che non sai da che parte cominciare. Perché, ad esempio, non torni a parlare con il tuo avvocato? Chissà che non ci sia qualcosa da cambiare nella strategia…

..continua…                    leggi le puntate precedenti          

*tratto dal romanzo JACKFLY 
(www.jackfly.netdi Nicola Scambia (www.nicolascambia.net)

 

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