Rating – L'impossibilità di prevedere un default

E’ dal 1986 che strumenti di valutazione del rischio quali il VAR ed il Rating, rappresentano le metodologie più avanzate di vigilanza prudenziale, finalizzate al monitoraggio della stabilità dell’intero sistema finanziario.

Se, in generale, tali sistemi hanno sempre funzionato correttamente, difficile è pronunciarsi sulla loro assoluta correttezza di previsione, dopo l’ormai tristemente famoso Lunedì Nero, datato 15 Settembre 2008.

In tal data, infatti, la società d’investment banking Lehman Brothers ha annunciato l’intenzione di avvalersi del Charter 11, ossia la procedura di fallimento pilotato prevista dalla regolamentazione in materia americana.

Lehman Brothers dichiarò debiti bancari per oltre 610 miliardi di dollari, debiti obbligazionari per 155 miliardi ed asset per un valore pari a 639 miliardi di dollari.

A parlare della più grande bancarotta nella storia degli [a]Stati Uniti[/a], ci si sarebbe aspettata una corretta previsione da parte degli strumenti VAR e Rating. Al contrario, a Settembre questi metodi differivano tra loro solamente per lievi oscillazioni, senza prospettare alcun segno di preoccupazione riguardo a Lehman Brothers.

Da allora, la diffusione di una crisi che dagli States contagiò il resto del mondo è storia.

Dov’erano le agenzie di rating nel 2008? Eppure, prima del Lunedì Nero, il governo USA adottò una serie di procedure straordinarie: prestiti per miliardi di dollari al fine di evitare il fallimento della banca [s]Bear Stearns[/s], acquisita poi da [s]JP Morgan[/s], mentre il 7 Settembre l’amministrazione statunitense salvò dal fallimento le due impresa private [s]Fannie Mae[/s] e [s]Freddie Mac[/s].

In definitiva, il sistema bancario e creditizio americano non appariva proprio come uno dei più stabili. Si aggiungano, ancora, i salvataggi ed i fondi elargiti dalla Fed per quanto riguarda [s]Aig[/s], [s]Goldman Sachs[/s] e [s]Morgan Stanley[/s], dopo quel tragico Lunedì.

Eppure non ci fu nessun segnale, nessuna segnalazione, nessuna avvisaglia del default di Lehman Brothers, l’unica lasciata fallire in nome di un libero mercato dove chi sbaglia paga e la mano invisibile diventa visibile per alcuni e bucata per altri. Adam Smith si rivolterebbe nella tomba.

Lehman Brothers presentava un modesto e normale rischio di mercato secondo le agenzie di rating… La verità è che nessuno strumento di valutazione del rischio è perfetto.

I rating offrono informazioni incomplete, riferite ad un dato istante temporale ed aggiornate con una certa scadenza. Inoltre, a volte, risentono di problemi di conflitti di interesse tra l’agenzia stessa ed il Paese o la società analizzata.

Si potrebbe analizzare a questo punto l’andamento dei CDS (i Credit Default Swap). Si tratta di swap con la funzione di trasferire l’esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti. È un accordo tra un acquirente ed un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in occasione di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. In pratica, è una sorta di polizza assicurativa per il sottoscrittore di un’obbligazione.

Anche questi strumenti, però, sono imprecisi, riflettendo spesso informazioni asimmetriche ed  incomplete. Inoltre, non sono neppure quotati in mercati regolamentati e non trasmettono trasparenza.

Come evitare di sottoscrivere un prodotto che, da assolutamente sicuro, si rivela essere poi un fake? Tramite un’ampia diversificazione del proprio portafoglio, sottoscrivendo prodotti che si conoscono e che non si acquistano solo perché spinti da un convincente venditore,  coniugando il proprio grado di rischio con lo strumento che si desidera.

In conclusione, ci si ricordi che nelle valutazioni degli strumenti di vigilanza prudenziale, di certo c’è solo l’incertezza.

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