Jackfly, finalmente un po' di fiducia

JACKFLY (76a  Puntata)

Dopo tre quarti d’ora che fai andare il cervello in folle e te ne stai a osservare la metafora della tua vita futura — una lunga fila di porte chiuse — Roberto Cabrini ti viene ad aprire e ti fa accomodare. Poi, non perde tempo in preamboli:

«Ho ricevuto il rapporto del controllo interno. A quanto pare si è macchiato del più orribile dei crimini per uno nel nostro ramo: concorrenza sleale. Ha qualcosa da dirmi?»
«Su che cosa basano questa accusa?»
«Hanno trovato uno scambio di lettere tra lei e un tale Esposito… Sa che Mancini mi sta telefonando già da qualche giorno? Mi suggerisce di licenziarla, perché uno che è stato infedele una volta può esserlo sempre. Lei cosa mi dice?»

Che merde, hai pensato. Si sono anche inventati le prove fasulle. Ma hai stretto i denti.
«Dottor Cabrini, sono una persona onesta e non temo nulla. Tra me ed Esposito non c’è stata nessuna corrispondenza. Se l’hanno trovata, probabilmente l’hanno anche fabbricata. Esposito l’ho visto una sola volta per capire che cosa offriva la sua banca. È Mancini che vuole distruggermi. Mi stanno facendo un guerra totale e non so neanche perché.»
«Non è vero che non lo sa. Gliel’ho già fatta questa domanda, e alla fine una risposta l’abbiamo trovata, ricorda?»
«Sì, ha ragione. Ma se il problema era che non vendevo la loro spazzatura, ora si sono liberati di me. Perché si accaniscono? »
«Anche a me sembra strano. Secondo me, lei qualcosa sulla coscienza ce l’ha.»
Jack, lo sai che gli innocenti sono sempre quelli senza alibi? Quelli che se la fanno sotto in dogana? Quelli che crollano agli interrogatori? Ma sono anche quelli che, a un certo punto, si alzano in piedi e con orgoglio esclamano: «No, dottor Cabrini, si sbaglia. Non ho nulla sulla coscienza. Ma lei non deve credermi sulla parola: mi faccia tenere sotto osservazione. E se scoprirà qualcosa, allora faccia quel che crede giusto».
«Mancini continua a chiedermi la sua testa. Cosa devo fare?»
«Questo non posso dirglielo io, dottor Cabrini.»
«No? Allora senta cosa faccio.» Cabrini solleva il ricevitore, inserisce il vivavoce e telefona a Mancini.
«Pronto, ciao Mancini. Sono Cabrini.»
«Ah, mi telefoni per dirmi che hai licenziato La Mosca?»
«No. Non ancora. Però lo terrò sotto controllo.»
«Come lo terrai sotto controllo? Che significa? Abbiamo le prove che faceva concorrenza sleale e le hai viste anche tu. Che vuoi di più? Cabrini, guarda che fai un errore. Gente come La Mosca bisogna cacciarla al più presto, prima che infetti anche gli altri.»
«Di questo non preoccuparti. Vigilerò.»
«Macché vigilare e vigilare. Cabrini, quello ti farà fesso sotto i tuoi stessi occhi e neanche te ne accorgerai.»
«Mi stai dando del fesso, per caso?»
«Ti sto dicendo che lo devi sbatter fuori. Altrimenti, guarda…»
«… altrimenti cosa?»
«Altrimenti non bado a spese. Ti prendo tutti i migliori promotori, a costo di pagarli il cinquanta per cento in più.»
«Cos’è, una minaccia? Che storia è? Prima ti preoccupa tanto la salute della mia banca e ora mi dici che vuoi rubarle gli uomini migliori? Sembra quasi che ci sia qualcosa di personale tra voi due.»
«Non permetterti sai, Cabrini. Tra me e quel pezzo di merda non può esserci nient’altro che il disprezzo.» Jack, ti vedo che fremi già da un po’, vorresti intervenire nella discussione, ma quando fai per strappare il ricevitore dalle mani di Cabrini, quest’ultimo, con un cenno, ti ordina di tornare a sedere e di rimanertene zitto.
«Caspita, meno male che non c’era niente di personale. Beh, comunque non cambio idea. Terrò sotto controllo La Mosca, ma per adesso non ci penso neanche a licenziarlo.»
«Va bene, te ne pentirai.»
«Se ti riferisci ai danni che potrebbe procurarmi La Mosca, ti assicuro che lo bloccherò ben prima. Se invece sei proprio tu che potresti farmene pentire, ti avverto che anche se vuoi prendermi tutti i promotori, io non farò nulla per ostacolarti. Qui in Banca Amica ognuno può andarsene quando vuole. Noi non facciamo firmare contratti capestro.»
Mancini interrompe bruscamente la comunicazione. Tu e Cabrini vi guardate.
Sei commosso: «Grazie, dottor Cabrini. Le sono obbligato».
«Lasci stare, Jack. L’importante è che non me ne faccia pentire. »

Non l’avresti fatto, no, però avresti continuato a cercare di farla pagare alla Nattan, anche se l’avvocato Pracchi di sicuro e probabilmente anche Cabrini ti consigliavano di mollare. 

..continua leggi le puntate precedenti;  *tratto dal romanzo JACKFLY (www.jackfly.netdi Nicola Scambia (www.nicolascambia.net)
 

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