Azimut gioca in attacco

Con 1254 promotori finanziari il Gruppo Azimut si presenta un rete che in gergo calcistico definiremmo d’attacco.
Infatti con un totale di 12,800 miliardi di consistenze totali (fonte Assoreti, dato aggiornato a dicembre 2008), il peso totale del risparmio gestito inteso come fondi e sicav, gpf e gpm pesa sul totale per l’87% circa. A conferma che le reti del gruppo guidato da Pietro Giuliani non giocano in difesa.

Il peso della liquidità infatti sul totale delle consistenze è infatti del 6% pari a 814,1 milioni di euro circa. Il portafoglio medio per promotore risulta pari a 10,2 milioni considerando il numero di promotori attivi sulla rete nel mese di gennaio 2009. Come si diceva il Gruppo è molto attivo nel settore gestito soprattutto sul fronte fondi e sicav che presentano una consistenza pari a 9,806 miliardi. Bassa invece la consistenza del settore previdenziale che è stato pari a 61, 571 milioni.

La rete ha sempre puntato su una forte partecipazione del promotore al gruppo, infatti in Azimut lavorano solo financial partner di elevato standing. Nel 2008 nella rete sono entrati circa 150 nuovi promotori finanziari di elevato profilo. Per la società le motivazione che hanno portato a tanti nuovi ingressi sono le stesse per cui i financial partner restano nel Gruppo: un modello unico basato sull’indipendenza e sulla partecipazione diretta dei financial partner alla vita aziendale (manager, promotori finanziari, dirigenti e dipendenti sono azionisti stessi della società), piani di incentivazioni di lungo termine, un’ immagine di alto livello e una reputazione costruita nel tempo.

E nel commentare i dati di bilancio del 2008 Pietro Giuliani ha sottolineato: «Il nostro Gruppo archivia l’anno passato con ricavi in calo ma che comunque garantiscono la copertura di tutti i costi fissi e anche di quelli variabili legati alla crescita attraverso il continuo reclutamento di professionisti di rilievo. Gli investimenti effettuati in particolare sul fronte del gestito ci mettono sin da oggi in grado di proseguire la nostra crescita potendo gestire finoa dieci volte le nostre attuali masse senza un sensibile incremento dei costi».

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