La fidelizzazione, in tempi di concorrenza sfrenata e spietata (specie tra le reti, che sono solite “rubarsi” professionisti tra di loro), è una questione quanto mai importante. Oggi vediamo i risultati di una ricerca Magstat sul mondo dei private banker e concernenti questo argomento.
Esistono quattro principali “metodi”. Il primo consiste nel patto di non concorrenza dove il private banker si impegna a non operare su un certo territorio per un certo periodo di tempo (da 1 a 3 anni) dopo l’abbandono. In cambio riceve un’indennità che si aggiunge alla retribuzione lorda mensile.
In seconda analisi troviamo il patto di stabilità o durata minima; il private banker si impegna a non lasciare la banca per un determinato periodo che solitamente varia da 1 a 5 anni.
Passiamo al prolungamento del periodo di preavviso; il private banker è obbligato ad avvisare almeno 3/24 mesi prima l’intenzione di lasciare la banca. Come ultimo elemento troviamo i piani di stock option, attraverso i quali il soggetto riceve periodicamente e/o ad obiettivi raggiunti delle azioni della banca.
Il private banker, grazie al sue doti professionali (ma soprattutto grazie al suo portafoglio clienti) è quanto mai una risorsa da tutelare.