Jackfly, è finita…

JACKFLY (81a  Puntata)

È stato bello parlare con Céline. Anche se è stata l’ultima volta. Quando hai finito di raccontarle tutto della nuova ispezione nel tuo ufficio, del boicottaggio della Nattan nei tuoi confronti, della conversazione tra Mancini e Cabrini, della e-mail crittografata di Imperiali, lei ti ha detto una cosa che non ti è piaciuta: «Jack, ti avevo avvertito che leggere la posta del tuo collega era pericoloso».
Cosa voleva dire? 

Provinciale sud di Milano
Ore 9.00 del 27 novembre

Ehi, Jack, rispondi: c’è qualcosa di più bello di un sabato mattina di novembre, un sabato di sole, di quiete, quando uno sa di aver fatto il proprio dovere, di aver lavorato sodo durante la settimana? Tu come tutti i sabati andrai a fare una corsetta al parco. Certo, Céline non c’è, ma pazienza. La cosa importante, intanto, è avere riallacciato i rapporti. Sì, è stato un periodo difficile, di incomprensioni, di scontri, ma tu le hai detto che la ami, e lei ti ama, lo sai, lo hai percepito dalla sua voce. In fondo è stato anche meglio che non vi siate visti subito. Una settimana di attesa, per pregustare l’incontro, per assaporare il dolce sapore del desiderio, non è male. Tanto per dire una banalità, di quelle che ti piacciono: in un mondo in cui tutto va consumato al più presto, dallo yogurt ai matrimoni, riscoprire un po’ il piacere dell’attesa non è da tutti. E allora va bene, benissimo, con Céline vi vedrete la settimana prossima. O magari le fai un’improvvisata e vai a trovarla al congresso. Che non è mica lontano, in fin dei conti. Menaggio è a due ore da Milano. Beh, hai tutto il tempo per pensarci. Intanto le mandi un sms. E ti sbilanci: “Ti Amo. Groscialù”.

Dopo la corsetta prendi la macchina e parti. Hai trovato uno studio di registrazione, grazie a un amico di un amico di un amico di un tuo cliente, che si è offerto di riversare in dvd tutte le bobine superotto che ti sono rimaste da quando eri piccolo. È una cosa a cui pensavi da tanto tempo. Quelle bobine, che ogni tanto riguardi, sono l’unico ricordo tangibile di un’infanzia che non sai neanche se definire felice o maledetta. L’unico ricordo dei tuoi genitori. Filmati che tuo padre aveva iniziato a girare negli Stati Uniti e che poi aveva continuato anche in Italia. Hai sempre avuto paura di perderli. Uno strappo, un incidente… il proiettore poteva bruciarli, la celluloide stessa pare si consumi con il tempo. Era da mesi che pensavi di riversarli su un supporto più sicuro. Oggi è il gran giorno. Hai stipato tutte le bobine in uno scatolone di cartone, l’hai poggiato sul sedile di fianco, come se fosse un passeggero di riguardo, e sei partito. Direzione Paullo, un paesino a sud-est di Milano. Guidi piano, tranquillamente, sulla statale semideserta.

I milanesi dormono di sabato mattina presto, ma tu ti sei sempre svegliato presto e ora, alle nove e mezzo, ti senti come una specie di marziano. L’automobile fila come un missile. Tu pensi che in fondo tutto si sistemerà. Deve sistemarsi. Per forza. Non hai fatto niente di male. Non hai fatto nulla per meritarti quel che ti è successo. Anzi, hai sempre cercato di fare del tuo meglio. Céline ti ha capito. Ora hai trovato anche qualcun altro che crede in te e nelle tue capacità, Roberto Cabrini. Per una volta c’è una persona che si schiera dalla tua parte, che prende apertamente le tue difese. E questo è bello. Ah, ma attento, è qui che si svolta a destra. Oh, non c’è proprio nessuno. No, aspetta, c’è una macchina in mezzo alla strada. Cosa sarà successo? Un uomo si sbraccia e ti fa cenno di fermare. Tu vedi che le macchine sono due, dev’essere un incidente, perché hanno le portiere aperte, e dentro, al posto del conducente, c’è una persona con il corpo abbandonato sul volante. Non sai se fermarti, se ne sentono tante, ma chissà se sono riusciti a chiamare i soccorsi. E poi devi rallentare per forza, perché non c’è quasi spazio per passare. L’uomo si avvicina alla macchina e fa cenno di volerti parlare. Tu abbassi il finestrino. E lui ti afferra la testa con violenza e te la sbatte contro il lato della portiera. Quindi la apre e ti trascina fuori. Ti ci vuole parecchio prima di cercare di abbozzare una reazione, e nel frattempo senti che qualcosa ti immobilizza il braccio destro, mentre un colpo all’altezza delle reni ti mozza il respiro. Sei a terra, sull’asfalto. Ti bruciano i sassolini sulla guancia, ti stanno trascinando per le gambe a pancia sotto. Vorresti opporti, ma i colpi arrivano da tutte le parti. Perché tanto dolore? «Non ho niente con me… Prendete l’orologio, il portafogli!» urli. Ti sembra di sentirli sghignazzare. Ma quanti sono? Poi senti una voce, lontana, che grida: «Ehi, e qui dentro cos’hai?» Ti voltano e vedi volare qualcosa verso di te. È una delle tue bobine. «No, lasciate stare quella roba, maledetti!» Grave errore far capire che cosa ti sta a cuore, sempre! Stai per alzarti, stai per scrollarti di dosso quella marmaglia. No, le bobine devono lasciarle stare. Sei in piedi e davanti a te c’è uno schifoso che ride, con lo scatolone dei tuoi filmini ai piedi. Stai per saltargli addosso, quando basta un colpo e ti ritrovi per terra. E ricominciano a menarti, mentre lo schifoso ti guarda, sempre ridendo, con un accendino acceso in mano. Lo accosta a una bobina che si incendia immediatamente.

Vorresti alzarti ancora, ma ti schiacciano a terra. Non senti più niente, solo un’angoscia acuta, il cuore che ti si spezza, mentre il cartone si incendia. E l’alito di sigaretta dello schifoso che ti viene vicino e ti sussurra: «Attento: vedi cosa succede a chi non si fa i fatti suoi?» 

Siamo giunti alla fine della pubblicazione, ma non del libro…cosa succederà a JackFly?


  leggi le puntate precedenti;  *tratto dal romanzo JACKFLY (www.jackfly.netdi Nicola Scambia (www.nicolascambia.net)
 

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