Secondo un’analisi di eFinancialCareers basata sullo studio condotto dalla Kpmg Advisory, le realtà del nostro Paese hanno retto meglio alla crisi del credito proprio grazie alla propensione al risparmio che contraddistingue la clientela italiana, la quale ha fornito una base monetaria liquida costante per attraversare i momenti più complicati della crisi di liquidità seguita al default dei mutui sub-prime americani.
Le performance italiane sono state in generale migliori rispetto a paesi europei con sistemi bancari fino a pochi mesi fa indicati all’avanguardia: Germania, Gran Bretagna e Francia. Le trimestrali pubblicate di recente hanno confermato un certo grado di tenuta almeno per quanto riguarda i grandi nomi del mercato italiano. In particolare “gli ultimi dati trimestrali di Unicredit, evidenziano un significativo calo dell’utile netto, ma un miglioramento dei risultati di gestione, probabile effetto dei primi interventi finalizzati al contenimento dei costi, oltre che della tenuta di alcune divisioni e del parziale recupero di altre”, spiega Federica Frasca, manager della divisione Banking & Insurance di Antal Intenational Italy.
Sul fronte Intesa Sanpaolo (nella foto, Corrado Passera) le trimestrali hanno segnalato una riduzione dell’utile netto pari al 38,5% rispetto all’anno precedente, con in particolare la Banca dei Territori che ancora stenta con un meno 12%. L’aspetto positivo è che anche il gruppo Intesa segnala in ogni caso una riduzione dei costi operativi.
E proprio sul necessario contenimento dei costi, compresi quelli per il personale, che – specie per i grandi gruppi – si decideranno le sorti delle campagne di assunzione future. “È ragionevole credere che il 2009 sarà caratterizzato da un approccio molto prudente e che l’attenzione sarà soprattutto rivolta al miglioramento dell’efficienza delle strutture ed alla riconversione delle risorse”, commenta Frasca.