Sempre più forze a sostegno della fee only. Ormai una cosa è certa: partendo dai promotori, passando per gli analisti, fino a giungere a numerosi gruppi bancari, il sostegno alla consulenza indipendente si sta lineando come uno dei leit motiv della “rivoluzione” pacifica del risparmio gestito, conseguenza auspicabile delle recenti disfunzioni finanziarie palesate dal sistema.
L’ultima mano tesa in ordine cronologico è quella dell’Aiaf, a margine della presentazione del quaderno n° 142 “Family office for family business”, dedicato all’analisi delle strutture di family office presenti in Italia, avvenuta lo scorso 22 giugno. Presenti all’incontro Gregorio De Felice, presidente Aiaf, Vittorio de Pedys, socio Aiaf, Davide Corridore, vice presidente del consiglio comunale di Milano, Alfonso Scarano, socio Aiaf, Fabio Bolognini, ad di Corporate Factory spa e Riccardo Esposito, socio Aiaf e ceo di The Lantern Research Sagl.
“L’aggravarsi della crisi economica internazionale e il recepimento della direttiva MiFID – sottolinea Gregorio De Felice, Presidente AIAF – hanno portato in primo piano l’importanza della consulenza finanziaria indipendente come fattore che potrebbe risolvere alcune delle criticità esistenti nell’industria italiana del risparmio gestito”. La direttiva MiFID ha sottoposto a una specifica autorizzazione l’attività di consulenza in materia di investimenti. In tale contesto assume ancora maggiore importanza la gestione dei patrimoni retail e private e diventa cruciale la qualità del servizio offerto dal consulente finanziario e dal family office.
“Ma la consulenza tanto più è qualificata, indipendente ed efficace, quanto più va pagata – puntualizza Vittorio De Pedys, autore del Quaderno AIAF e Affiliate Professor of Banking & Finance presso la Business School International ESC – EAP. La costante attenzione alla qualità e all’eccellenza – continua De Pedys -, unita alla grande flessibilità e a una profonda autonomia gestionale costituiscono i cardini di una moderna struttura di family office. Le commissioni percepite devono essere esplicitate, in modo che il cliente possa avere evidente quanto gli costi e che cosa gli generi in termini di valore aggiunto il servizio di consulenza”.
In Italia i family office stanno operando ormai da qualche anno, ma è facile prevedere una progressiva e continua crescita di attenzione oltre a un ampliamento e a un miglioramento della gamma di servizi offerti anche sotto la spinta dell’importazione di best practice dai paesi anglosassoni, dove le strutture di family office sono diffuse da anni. “L’approvazione della normativa europea – secondo De Pedys – rappresenta una grande opportunità soprattutto per i family office di derivazione non bancaria, privi quindi di qualsiasi conflitto di interesse, che possono nascere dall’evoluzione di grandi studi professionali e associati. Questi infatti hanno il necessario rapporto fiduciario e quella autonomia decisionale indispensabile per la costruzione e il mantenimento di un rapporto di lungo periodo con il cliente”. “Nel futuro della consulenza finanziaria indipendente come dell’attività del family office – conclude Gregorio De Felice – dovrà prevalere un orientamento alla qualità, all’innovazione, alla personalizzazione del servizio, nonché alla trasparenza nella gestione dei processi e dei conflitti di interesse”.
Se i quattro moschettieri avevano nel “Tutti per uno, uno per tutto” motto solidale a sostegno della loro azione, si potrebbe ricalcare il senso dell’attuale corrente di pensiero finanziaria con la frase “Tutti per l’indipendenza, l’indipendenza per tutti”; non avrà la medesima forza populista, ma il fine è altrettanto nobile.