Promotori o consulenti? Uno vale l'altro

Trovo la discussione-diatriba cui stiamo assistendo in questi giorni circa le differenze fra promotori e consulenti indipendenti, inasprita fra l’altro dal recente ennesimo rinvio della costituzione dell’albo dei secondi, del tutto noiosa e sterile. Ritengo che sia un promotore che un consulente ‘indipendente’ possano risultare nella sostanza tanto ‘buoni’ che ‘cattivi’ consiglieri, non per motivi intrinsecamente inerenti il loro status, ma per come effettivamente si comportano con i clienti. Dunque la questione circa quale delle due figure possa essere la migliore per un risparmiatore che ‘necessita di consulenza’ è un problema ‘mal posto’, se non addirittura un falso problema.

Mi stupisco infatti di come quasi nessuno voglia affrontare il ‘vero’ problema: la MIFID, sicuramente nobile ed auspicabile negli intenti, per come è stata licenziata non ha fatto altro che aggrovigliare ulteriormente una matassa già alquanto ingarbugliata. Siamo sicuri che così come è ora la normativa persegua davvero l’obiettivo di proteggere il risparmiatore dalle ‘furberie’ del sistema e non eriga invece uno scudo proprio in difesa degli intermediari finanziari? Questo è un argomento che meriterebbe un serio approfondimento da parte di tutti gli operatori: io personalmente nutro non poche perplessità sulla reale utilità della MIFID, che ad oggi si è tradotta unicamente in un intollerabile quanto inutile aggravio burocratico, con tanto di sperpero di migliaia di tonnellate di carta, che risulta di difficile se non impossibile comprensione da parte del risparmiatore medio.

Come moltissimi autorevoli accademici ed addetti ai lavori stanno facendo ormai notare da mesi, ahimé sinora inascoltati, la MIFID necessita di una seria e profonda revisione. Ci sarebbe poi da riflettere sulla situazione italiana, che non può essere paragonata tout court a quella dei paesi anglosassoni, dove la figura del consulente finanziario esiste da svariati decenni e si è gradualmente affermata di pari passo con il progredire della cultura finanziaria del pubblico (cultura finanziaria che nel nostro paese è, e viene sistemicamente tenuta, a livelli penosi). La MIFID in Italia prevede la coesistenza del promotore e del consulente indipendente, ma nella sostanza non fa nulla per definire e cirscoscrivere le due figure professionali, così come lascia ampia libertà agli intermediari di adottare un proprio sistema di classificazione della clientela.

Se non lo farà il legislatore, sarà la giurisprudenza a dirimere la questione e a cancellare le aberrazioni introdotte dalla MIFID: già si stanno moltiplicando le cause fra clienti e intermediari rivenienti da contestazioni circa le procedure di adeguatezza in relazione ad operazioni finanziarie che hanno arrecato danni economici agli investitori, e ciò che viene contestato giuridicamente non sono una scorretta o non diligente operatività degli intermediari, che ora è possibile sanzionare grazie alla MIFID, ma la normativa MIFID stessa e la sua discrezionale interpretazione ed applicazione (si vedano a tal proposito i casi che vedono parti in causa alcune banche e importanti comuni italiani) .

Si tratta solo di aspettare che la casistica arrivi ad intasare i tribunali
, costringendo ad una semplificazione ed uniformazione di tutto il processo.

Nel frattempo promotori e consulenti, lo svolgimento della cui professione la MIFID ha fatto tutto fuorché normare efficacemente e semplificare, non hanno che da continuare a fare onestamente il proprio lavoro, né più né meno come sempre, lasciando perdere l’inutile schermaglia su chi dei due sia più utile o onesto nei confronti del cliente, nonché quella sulla ‘vera’ consulenza e chi sia titolato a porla in essere.

Se infatti volessimo approfondire anche questo argomento, rischieremmo di perderci in interminabili panegirici, perchè nessuno ha ancora risposto con onestà intellettuale alla seguente domanda: ma questo affannoso rincorrere un nuovo, rivoluzionario servizio di consulenza in cui banche e reti si stanno cimentando nasce davvero da una consapevole e spontanea richiesta del pubblico o è invece il frutto di una nuova strategia commerciale degli intermediari finanziari indotto dalla MIFID?

Se chiedete al risparmiatore italiano medio, questo vi risponderà che tutto ciò di cui avrebbe bisogno sarebbe semplicemente un referente con un minimo di competenza e dall’assoluta, inscalfibile integerrimità, sia esso un impiegato bancario, un promotore, un agente assicurativo o un consulente ‘indipendente’ che dir si voglia. Purtroppo poi, però, esistono anche i manager, i capi area commerciali, i budget, le campagne aziendali e le logiche commerciali insite nel sistema, dominato dalle lobby finanziarie, cui neanche i consulenti indipendenti, almeno sino ad ora, possono dimostrare di essersi sottratti, e che persino i governi non vogliono o non possono contrastare, come la crisi in corso dimostra senza alcuna ombra di dubbio.

firmato Un private banker di Banca Fideuram

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