Consulenti Finanziari – Quanto costa non fidarsi?

I risparmiatori sottoposti alle diverse pressioni sul mercato da parte dei venditori di prodotti finanziari (fondi comuni di investimento, gestioni patrimoniali, polizze assicurative index linked e unit linked) possono riuscire a difendersi con difficoltà. I prospetti informativi, se consegnati, sono di difficile lettura e spesso le sorprese inaspettate sono dietro l’angolo.

I costi degli investimenti finanziari relativamente ai prodotti del risparmio gestito sono spesso elevati, con un TER (Total Expense Ratio) che in taluni casi può arrivare anche al 3,50% medio l’anno e oltre.
Questi sono, in percentuale, mancati guadagni per gli investitori, percentuali di abbattimento dei rendimenti che i prodotti dovrebbero far ottenere. Se poi aggiungiamo le commissioni di negoziazione che sono trattenute sul patrimonio del fondo e altre spese è facile comprendere come il gestore debba essere molto bravo per riuscire a battere il Benchmark, quando c’è.

Ebbene sì, quando c’è. Perché non sempre il benchmark è dichiarato. E se non è dichiarato, difficilmente il gestore può essere valutato. A partire dal 2007 la Consob, poi, ha tolto l’obbligo per i fondi di pubblicare sulla stampa i rendimenti dei fondi confrontandoli con i relativi Benchmark. Inoltre, la Consob nel 2005 ha introdotto l’obbligo per i fondi di diritto italiano di indicare i Benchmark Total Return e non Price per i fondi azionari a capitalizzazione dei proventi. Peccato che rimane la libertà per i fondi esteri (lussemburghesi, irlandesi) di applicare o meno questa normativa.
Quindi, aumenta sempre di più l’opacità per i risparmiatori per quanto riguarda la capacità di valutare un fondo e stabilire quanto gli convenga o meno rimanere in posizione.

In questa “giungla di conflitti di interessi”, solo il consulente finanziario indipendente ha davvero a cuore gli interessi del cliente.
Ma come possiamo definire questo conflitto di interesse? Si verifica un conflitto di interessiquando viene affidata una responsabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi personali o professionali in conflitto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno visti i propri interessi in
causa.

Il consulente finanziario indipendente:

   1. non riceve alcuna provvigione dalle società che emettono i prodotti
   2. non riceve i soldi da “gestire” da parte del cliente
   3. non richiede alcun cambiamento rispetto all’attuale banca del
      risparmiatore cliente

Il consulente finanziario indipendente è “il commercialista finanziario” del cliente. Il commercialista, come è noto, fa gli interessi del cliente e non ha alcuna società che paghi il commercialista per fargli seguire delle strade poco vantaggiose per il al cliente. Invece, i bancari, i promotori finanziari, i dipendenti postali, gli assicuratori, sono tutti venditori, che fanno altresì un lavoro altamente professionale ma, ahimé, in conflitto di interesse.

Chiaro no? Ma qual è attualmente la difficoltà maggiore per i risparmiatori riscontrata sul mercato? In primis, la difficoltà nel venire a conoscenza dell’esistenza della professione del consulente finanziario indipendente. Inoltre, anche quando il risparmiatore viene a conoscenza dell’esistenza di tale professionista, l’acquisizione della fiducia da parte del cliente risulta molto difficile. Nonostante la crisi e i mancati rendimenti per i risparmiatori, la fiducia di questi continua ad essere molto forte nei confronti dei soggetti in conflitto di interesse. Il consulente finanziario indipendente non avendo un marchio e spesso nemmeno una sede operativa all’altezza di quelle dei professionisti che tipicamente operano in conflitto di interessi, risulta essere meno credibile, affidabile.

In effetti, al momento non esiste ancora l’albo dei consulenti (la cui creazione viene continuamente rimandata e al momento è fissata al 31/12/2009) ma esiste un’associazione di categoria (NAFOP, www.nafop.org) che garantisce e certifica la qualità e l’affidabilità del consulente, quindi le sue competenze e la sua indipendenza.

Ci sono molti modi per risparmiare i costi inutili dei prodotti presenti nel portafoglio del cliente e non si tratta di piccoli importi. Quanto costa il non fidarsi del consulente finanziario indipendente e continuare a fidarsi degli interlocutori tipici presenti sul mercato per quanto riguarda i propri investimenti? I risparmiatori avranno la risposta.

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