Scudo fiscale – Private banker pronti. I clienti no

Dietro agli annunci, dietro ai decreti, dietro alle polemiche di carattere squisitamente politico ci sono loro: i private banker. Sono loro i soggetti che con molta probabilità saranno maggiormente coinvolti nella gestione dei patrimoni interessati dagli scudi fiscali. E tra i professionisti sentiti da Bluerating.com emerge chiara una convinzione: “Noi siamo pronti, ma tra i clienti non mancano le perplessità“.

“E’ prematuro poter stabilire oggi quale sarà il livello di gradimento dello scudo ter, ma credo che ci sarà del movimento e siamo pronti ad agire” spiega un private banker di lunga esperienza che lavora per una delle principali banche private italiane. “Certo è che le ‘minacce’ contenute nel provvedimento rischiano di non essere un utile incentivo”.

La scelta di usare un bastone più lungo (più per ottenere il via libera dall’UE che per desiderio punitivo) potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio per la riuscita dell’operazione. Nella versione 2009-2010 lo scudo fiscale firmato Tremonti prevede, tra le altre cose, l’obbligo del rientro dei capitali detenuti nei Paesi extra-Ue, tra i quali la Svizzera una delle mete preferite degli italiani (tra il 2001 e il 2003 dei 31 miliardi di euro regolarizzati ben 22 rimasero in Svizzera). Questo è uno di quegli elementi che potrebbe tradursi in un disincentivo.

“Anche perché ad oggi non sono chiare le iniziative che saranno prese contro i paradisi fiscali” spiega un altro private banker. “E se non ci sarà un intervento forte a riguardo perché approfittare di questo scudo fiscale?” che non arriva certo in un momento felice. “Prima o poi ce ne sarà un altro”.

“Il costo dell’operazione si aggiunge a due anni caratterizzati da performance negative. O hai necessità di riportare capitali in patria, magari per ricapitalizzare un’impresa, o rinunci all’operazione e aspetti gli sviluppi futuri”, sottolinea ulteriormente un private banker di un’importante SIM italiana.

Ovvero monitori la situazione internazionale intorno ai paradisi fiscali e “se le iniziative annunciate in Europa e oltre-oceano contro la black-list saranno confermate lo scudo potrebbe sicuramente guadagnare in termini di appeal”.
In questo istante, però, solo le necessità di liquidità delle piccole e medie imprese potrebbero trasformarsi in un volano per la buona riuscita dell’operazione. 

Certo non staremo a guardare” avvisa il private banker della SIM italiana “Siamo pronti a discutere con i clienti che pensiamo possano essere interessati dallo scudo ter e stiamo già prendendo contatti con professionisti di fiducia (commercialisti, fiscalisti… ndr) per valutare attentamente tutte le conseguenze di un eventuale rimpatrio”.

Alla fine, comunque, il sentiment tra i private banker è unanime: siamo pronti ad agire, ma senza troppe aspettative.

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