Tre-bond: non sono stati fatti per le banche ma per il Paese

È questa la nuova stoccata lanciata dal governo alle banche in occasione della conferenza stampa di domenica, che ha di fatto concluso la tre giorni dell’annuale workshop Ambrosetti alla Villa d’Este di Cernobbio.

La frecciata del ministro è seguita alle dichiarazioni rilasciate dal presidente dell’Abi Corrado Faissola durante la conferenza stampa di sabato mattina, in una pausa dei lavori del forum Ambrosetti.
“I Tremonti bond presentano un’onerosità che è pari a quella del capitale di rischio”, ha affermato Faissola che, seppur riconosca l’utilità degli strumenti offerti dal governo nel periodo di apice della crisi, attribuisce alla situazione attuale delle condizioni di forte diversità che renderebbero meno utile il ricorso a questi strumenti ibridi per la ricapitalizzazione bancaria.

“Sono state le banche a chiederli e ora non li vogliono”, replica Giulio Tremonti il giorno successivo, rincarando poi la dose: “Quando le banche dicono che i bond non servono, affermano una cosa contro l’interesse del Paese”.
Il ministro spiega infatti come i bond siano stati creati per le piccole e medie imprese, attraverso un “ponte che passa sulle banche”, e accusa gli istituti di credito (a livello europeo) di non aver fatto la loro parte per far giungere alle imprese la massima quantità possibile di denaro, portando invece avanti una politica di “credit trade”, pagando zero i soldi per poi impiegarli.

Il ministro non ammette critiche sulle obbligazioni speciali e ribadisce la loro utilità per sostenere la piccola realtà produttiva del nostro Paese, che deve reggersi su un sistema bancario adeguato alle esigenze della nazione e che non ragioni come una “grande industria”.
Nella chiusura della conferenza Giulio Tremonti lascia trasparire ottimismo e conclude con una nota confortante sull’evoluzione della crisi economica in atto e sulla quantità di stanziamenti governativi: “Nessuno sarà lasciato indietro, i soldi ci sono.”.
Al primo posto per gli ammortizzatori sociali, dichiara il ministro, sempre il lavoro e le famiglie.

Tuttavia il presidente dell’Abi Faissola vede nell’attuale congiuntura di basso utilizzo degli impianti industriali la causa del contenuto flusso di credito emesso dalle banche: “La domanda di credito non è ancora decollata”, ha dichiarato.

Anche Intesa San Paolo lascia in sospeso ogni opzione sui Tre-bond: “I nostri azionisti hanno espresso la chiara preferenza che la banca resti indipendente dalla potenziale influenza del governo”, ha affermato Corrado Passera in un’intervista rilasciata al Financial Times.

Non resta che aspettare la conclusione del braccio di ferro tra governo e banche in attesa che presto il mondo del credito assuma posizioni più chiare rispetto alle linee d’intervento governative.    
 

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