Post Lehman, bruciati oltre mille miliardi

Dall’inizio del 2007 ad oggi, le principali banche Usa ed europee hanno registrato perdite complessive per 1.040 miliardi di dollari tra asset tossici, incagli e crediti inesigibili. A dimostrarlo, l’ultima indagine svolta da Reuters, che si basa sui bilanci annuali e sulle comunicazioni delle società.
L’agenzia ha stilato una lista delle perdite stimate per le banche americane ed europee dal 2007 in poi, ai tassi di cambio correnti. A cominciare dai due colossi italiani, [s]Intesa Sanpaolo[/s] ed [s]Unicredit[/s]: l’istituto amministrato da Passera dal 2007 ai giorni nostri ha registrato perdite stimate per 9 miliardi di dollari, mentre per quello guidato da Profumo, sarebbero 11 miliardi le perdite calcolate.

Dall’Italia all’Europa. Per quanto concerne gli istituti creditizi svizzeri, per [s]UBS[/s] Reuters ha stimato perdite sino ad ora pari a 53,7 miliardi di dollari,  mentre sono 16,9 i miliardi di dollari per [s]Credit Suisse[/s]. Tra le banche tedesche, [s]Commerzbank[/s]/Dresdner sembra dover fronteggiare perdite per 22,3 miliardi di dollari, mentre [s]Deutsche Bank[/s] per 18,8 miliardi. Le stime di Reuters sono basate sulle svalutazioni e le perdite derivanti dai titoli subprime, mutui, CDO, derivati e SIV, oltre che dalle perdite sui crediti difficoltosi.

Santander e BBVA accusano, quindi, perdite sino ad ora pari, rispettivamente, a 19,7 miliardi di dollari e 8,1 miliardi. Il mercato francese non sembra cavarsela meglio (stime basate sul costo del rischio). [s]BNP Paribas[/s] vede 12,9 miliardi di dollari di perdite stimate, mentre [s]Credit Agricole[/s] per 10,2 miliardi di dolari e [s]Societe Generale[/s] per 8,5 miliardi. In Olanda, [s]ING[/s] accusa 9,5 miliardi di perdite stimante, mentre la belga-olandese Fortis per 3,1 miliardi.

Le banche inglesi sembrano forse quelle che hanno risentito delle perdite maggiori. HSBC riporta perdite stimate per ben 63,5 miliardi di dollari, Lloyds per 58 miliardi (incluse le perdite di HBOS, acquistata a gennaio),  [s]Barclays[/s] per 38 miliardi di dollari, infine [s]Royal Bank of Scotland[/s] per 50,1 miliardi di dollari.

Dulcis in fundo, come non concludere con gli istituti finanziari americani. Dopo la richiesta di fallimento pilotato prevista dal Chapter 11, presentata il 15 settembre 2008 da parte di Lehman Brothers (26,5 miliardi di dollari di perdite calcolate), ecco la lista delle banche, holding e società d’affari che per nulla invidiano, quanto a perdite stimate, il colosso di New York.

[s]Citigroup[/s] accusa dal 2007 ad inizio anno, ben 114,3 miliardi di dollari di perdite stimate, distaccando in questa infelice graduatoria, da [s]Merrill Lynch[/s] (63,7 miliardi di perdite, acquisita il primo gennaio da [s]Bank of America[/s]) e proprio da BofA (58,5 miliardi). Fannie Mae e Freddie Mac, invece, registrano 47 miliardi e 42,3 miliardi di perdite stimate, mentre JP Morgan Chase ne riporta 25,1 e [s]Morgan Stanley[/s] 22,1.

E ancora, 20,4 miliardi di perdite stimate per [s]Wells Fargo[/s], mentre sono 8,5 i miliardi per [s]Goldman Sachs[/s] e 3,6 per Bear Stearns, acquistata a marzo da JPMorgan. In totale, quindi, dal 2007 sino agli ultimi giorni del 2009, sono oltre 1.000 i miliardi di perdite stimate che hanno registrato questi istituti, compresi alcuni istituti nell’elencazione non riportati. A dir il vero, sembrano già sufficienti così.

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