Promotori vs consulenti, vi spiego perchè

1)    Leggendo i commenti a diversi articoli del nostro sito internet www.bluerating.com, sembra sussistere una vera e propria accesa rivalità, condita da astio, tra la figura del pf e quella del consulente finanziario. Qual’ è, a suo avviso, la motivazione di questa guerra di fazioni?
Non c’è motivo di rivalità perché le professioni sono completamente diverse. Una cosa è collocare un prodotto o un servizio, altra è prestarlo direttamente. Penso che finalmente i promotori finanziari abbiano la possibilità di dare una svolta alla propria professione e moltissimi la stanno cogliendo con un tempismo perfetto. Il fatto che molte reti di vendita stiano spingendo i propri promotori a vendere il loro contratto di consulenza in conflitto di interessi sta creando le premesse per un vero e proprio boom della consulenza solo a parcella. Molti si chiedono: ”perché dovrei lasciare il 60-70% della parcella alla mia rete quando posso incassarla totalmente? Perché continuare a far guadagnare la banca o la rete quando posso beneficiare completamente dei miei ricavi?”

2)    Il mondo dei consulenti finanziari indipendenti sembra crescere giorno dopo giorno. Sono numerosi i professionisti che stanno lasciando il mondo delle reti per tentare questa nuova strada, così come è in forte aumento il numero di studi professionali dedicati. Tuttavia, parallelamente a questo entusiasmo “sostanziale”, c’è ancora una forte incertezza sul piano formale e legislativo, dato che l’albo relativo, che doveva nascere in giugno, è stato per l’ennesima volta rinviato a fine anno. Questa situazione non rischia di gettare al vento le prospettive di affermazione di questa nuova figura professionale?
Ritengo che l’affermazione del modello di consulenza finanziaria remunerata solo a parcella prescinda dall’ufficializzazione dell’albo. Infatti, da mesi riceviamo telefonate, email e visite presso la nostra sede da parte di private bankers, promotori finanziari, dipendenti bancari, gestori, amministratori di family offices ed altri operatori che si stanno organizzando per intraprendere questa attività. Inoltre, sono in forte e progressivo aumento i contatti di potenziali clienti che sono interessati a scegliere un soggetto senza conflitti di interesse come punto di riferimento per prendere decisioni relative al proprio patrimonio. L’albo partirà a gennaio, ma nel frattempo la nostra associazione sta dando vita ad un organismo interno di vigilanza e ad un albo autoregolamentato in modo che i consulenti indipendenti operativi entro fine anno possano contare su una struttura associativa organizzata e in grado di supportare ed assistere i professionisti  e le società di consulenza.
 
3)    Tuttavia, a detta di molti operatori di mercato, la figura del consulente indipendente fatica ancora a entrare nella cultura dell’investitore retail italiano, tipicamente abituato a usare la banca come “factotum” delle proprie esigenze finanziare. A suo avviso, cosa serve al mondo della fee only per riuscire a fare breccia nel “cuore” di questo segmento di clientela?

È ovvio che il cliente deve avere un intermediario e questo rimane nella stragrande maggioranza dei casi la sua banca, con la quale ha un rapporto che dura da molti anni. La differenza rispetto al passato è che è lo stesso cliente a dire cosa vuole fare del proprio denaro, senza subire passivamente le indicazioni in conflitto di interesse della banca. Abbiamo verificato che quando i risparmiatori conoscono e comprendono la consulenza fee only si affidano al consulente senza nessun problema.

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