Banche – Lloyds valuta altre strade

L’acquisizione di Hbos (Halifax-Bank of Scotland) ad inizio 2009 dell’allora Lloyds Tsb, ha pesato notevolmente sui conti della neo-nata Lloyd Banking Group, che da allora ha dovuto liquidare oltre 25 mila posti di lavoro, vuoi per ristrutturazione aziendale, vuoi per riduzione dei costi.

Fu così che il governo inglese dovette muoversi per sostenere la più grande banca del Regno Unito nella concessione di mutui, grazie anche agli ottimi rapporti intercorrenti tra il presidente [p]Victor Blank[/p] ed il premier britannico [p]Gordon Brown[/p]. La sfiducia degli azionisti per la guida societaria, però, ha portato all’allontanamento del numero uno di Lloyds, che dovrà lasciare il proprio incarico nella prossima assemblea annuale, prevista a metà 2010. Indiscrezioni vorrebbero che il passo naturale da compiere, fosse quello di promuovere l’attuale ceo [p]Eric Daniels[/p], sebbene anche questi non sia stato esente da critiche e scetticismo da parte degli azionisti.

Per ridurre la propria dipendenza dal governo inglese, che possiede il 43% dell’istituto, Lloyds sta valutando con il Tesoro vie alternative alla sottoscrizione di 260 miliardi di sterline di asset tossici da parte del governo, all’interno del programma GAPS (il piano statale previsto per proteggere e rilevare gli asset tossici e rischiosi delle banche).

I potenziali cambiamenti concernerebbero la riduzione dell’ammontare di asset viste le migliorate condizioni di mercato, “sempre se saranno nell’interesse degli azionisti”, riporta una nota societaria. “Tutte le strade restano aperte”, ha affermato Loyds.

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