Cit Group ricorre al Chapter 11

Dopo mesi di sforzi per risollevare il settore bancario e interventi governativi volti al sostegno dei bilanci, il mondo creditizio americano è colpito da una nuova bancarotta.
Questa volta è toccato a Cit Group, finanziaria indipendente specializzata nel credito per le piccole e medie imprese, che non ce l’ha fatta a superare la crisi e ha annunciato il suo ingresso in stato di amministrazione controllata.

Cit Group è infatti ricorsa al Chapter 11, la bancarotta pilotata, dopo il rifiuto dei creditori di acconsentire a uno scambio debito/azioni che avrebbe permesso di ridurre il passivo di 5,7 miliardi.  Nella documentazione depositata presso il tribunale la società ha dichiarato di aver dei debiti per 65 miliardi di dollari e asset per 71 miliardi.
Dopo il crollo della Lehman Brothers, si tratta quindi di una delle maggiori bancarotte di sempre, con l’effetto di  causare una perdita di 2,3 miliardi di dollari al governo americano, che aveva scambiato il capitale con azioni privilegiate.

Il timore maggiore è che la bancarotta di Cit possa ostacolare la capacità di rifinanziamento dei piccoli e medi commercianti anche se, secondo gli analisti, la bancarotta di Cit giunge per fortuna in un momento in cui i negozianti hanno già provveduto a rifornire i propri esercizi.
Tuttavia, eventuali riduzioni del credito erogato da Cit, rischiano di mettere a repentaglio i riordini dei beni più richiesti, creando difficoltà a livello di offerta.
Questo nonostante Cit, nel primo semestre 2009, avesse già ridotto drasticamente le proprie attività di prestito, erogando solo 4,4 miliardi di dollari di nuovo credito contro gli 11,3 della prima metà del 2008. Cit è infatti stata sull’orlo del fallimento diverse volte nel corso dell’ultimo anno e la bancarotta era apparsa pressoché inevitabile a luglio, crack scongiurato grazie al sostegno dell’amministrazione Omaba.

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