Italiani investitori prudenti

di Samuele Camellini

Entrando nel dettaglio, la parte del leone tra le asset class la fanno i comparti monetari con il 30,23% degli investimenti, di poco davanti agli obbligazionari a 29,9%. Solo terzi e ben distanziati gli azionari con una quota del 14,69% e circa 33 miliardi di euro investiti.
I diversificati, cioè i fondi che mixano componenti equity e bond, si fermano al 10,41%, davanti ai prodotti a ritorno assoluto che non raggiungono i venti miliardi di euro. I fondi flessibili sono quelli che hanno deluso maggiormente le aspettative dei risparmiatori, alla luce del fatto che non si sono mostrati tendenzialmente in grado di mantenersi positivi nelle fasi discendenti dei mercati. Così, anche i comparti a ritorno assoluto di tipo obbligazionario non hanno avuto particolare appeal, limitandosi a raccogliere 7,6 miliardi di euro. Poco interessanti per il pubblico anche le nuove formule a capitale protetto e garantito, che impongono di rimanere investiti nei vari prodotti per diversi anni.
L’Europa in generale e l’area Euro nello specifico, sono i porti preferiti da circa il 70% degli italiani. Si equivalgono le esposizioni sull’America e sull’Asia Pacifico, ma il Giappone ricopre una quota minima (0,25%). La diversificazione offerta dai fondi globali è gradita al 21,45% del pubblico. Un minimo rischio lo si assume sulle azioni, nel senso che i fondi esposti su titoli a larga e media capitalizzazione sono preferiti a quelli focalizzati solo sulle large cap. La scelta dei comparti con titoli di dimensione minore è residuale, mentre è significativa, seppur entro limiti ragionevoli, l’opzione sui prodotti che si muovono liberamente tra stock large, mid e small. Lo stile d’investimento prediletto è il core, con ventuno miliardi.
I titoli ad alto potenziale di crescita sono ancora guardati con pregiudizio e non vanno oltre l’8% dell’ammontare totale. Anche sugli obbligazionari si conferma il comportamento conservativo dei nostri concittadini. I titoli governativi dominano i portafogli (69,39%) e non sono viste con particolare attenzione le emissioni inferiori all’investment grade. I titoli high yield, infatti, non arrivano al miliardo di patrimonio. Per ultimo i fondi di liquidità. Nessuna voglia di rischiare su questi strumenti, per quanto il mercato offra ora un’ampia gamma di titoli societari a breve scadenza.

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