Banche d’investimento: doppio regalo sotto l’albero

di Alessandro Santoni
Si prospetta un ottimo natale per le banche d’investimento, che potranno beneficiare di un doppio regalo, di cui uno veramente inaspettato.
Le attività tradizionali dovrebbero infatti presentare un netto miglioramento rispetto al terzo trimestre, che a sua volta si era già chiuso con saldi molto positivi, ma la sorpresa migliore giunge proprio da quei Governi che nell’ultima riunione del G20 hanno spinto le banche ad aumentare la quota di bonus a lungo termine a scapito di incentivi monetari di breve.
Una scelta attuata per ridurre l’incentivo alla speculazione a breve e vincolare il dipendente ai risultati di medio-lungo anche per rendere i flussi dei ricavi più sostenibili. Una scelta che però incorpora effetti collaterali importanti sui bilanci delle banche d’investimento poiché le regole contabili IFRS impongono di contabilizzare i bonus espressi in forma di azioni (incentivo tipico di lungo termine) nel momento in cui i titoli azionari derivanti da tali bonus sono effettivamente in possesso del ricevente. E questo solitamente avviene dopo diversi anni e non quando le banche stesse li elargiscono con effetti benefici sui bilanci, poiché i relativi costi saranno contabilizzati solo quando il dipendente eserciterà l’opzione.
Espresso in termini diversi ciò significa che più si aumenta la parte variabile a lungo termine del costo del lavoro più si riduce la quota di salario contabilizzata nell’anno, e quindi più aumentano gli utili delle banche d’investimento nell’esercizio in corso.
Ed è anche per questo che molte banche d’investimento che hanno iniziato ad adottare in misura consistente tali politiche nel terzo trimestre 2009, hanno battuto le stime degli analisti proprio sulla voce dei costi e più in particolare sui costi del lavoro. Effetto evidenziato dalle simulazioni di analisti, tra cui quella del Credit Suisse, che evidenzia come questa politica per la Deutsche Bank potrebbe generare per il solo 2009 un aumento degli utili pre tasse del 14%.
Un apporto importante, che si innesta sul buon andamento dell’attività tradizionale. E a far la parte del leone in questo trimestre non è stata l’attività di fusione e acquisizione (M&A), che aveva contribuito per il 44% alle commissioni totali del settore nel quarto trimestre 2008, ma l’attività di Equity Capital Market (ECM) che ha realizzato il 45% del totale delle commissioni delle banche di investimento.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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