Dalle authority al rubinetto Tutte le pene di Cardia

di Julia Giavi Langosco
Tempi duri per la Consob e le sue sorelle. All’Ecofin, Giulio Tremonti e gli altri ministri finanziari della Ue si sono accordati per una doppia vigilanza, un po’ comunitaria e un po’ statale, su banche, finanza e assicurazioni. La prima inter pares delle quali, quella sulle banche, metterà su casa, manco a dirlo, a Londra, che il cancelliere dello scacchiere, Alistair Darling, una volta di più è riuscito a imporre come unica piazza finanziaria in grado di competere con New York. Malgrado proprio lì, nella city londinese, si siano prodotti i peggiori guasti bancari europei, legati alla crisi. E da Francoforte, la Bce per parte sua ha reclamato con succeso la sede del consiglio europeo dei rischi sistemici per la capitale finanziaria dell’Assia. Come se non bastassero queste belle notizie provenienti dall’Europa, ci si è messo di traverso, a Roma, anche Antonio Pepe. Forse poco noto alle casalinghe di Vigevano, Pepe è, in questo momento, un uomo che conta molto nella prospettiva delle authority. È lui il deputato, in quota Pdl, che ha presentato un emendamento alla finanziaria 2010 per istituire il fondo unico per la gestione delle authority al ministero del tesoro. Un’insidia contabile senza precedenti per alcune delle dirette interessate. In pratica il fondo sarà l’unico pozzo, supercontrollato, nel quale Consob, Antitrust, AgCom e le altre omologhe dovranno riversare tutto il ricavato delle sanzioni comminate ai soggetti vigilati (tra il 2007 e il 2009 circa 60 milioni nel caso della Consob). Un rubinetto tanto utile oggi per reperire risorse aggiuntive cui attingere per mandare avanti la bottega. La cosa in Consob è piaciuta pochissimo e proprio per questo sull’argomento a via G.B. Martini le bocche sono tutte cucite. Giovedì scorso, il giorno prima dell’inizio del lungo ponte parlamentare dell’Immacolata, a palazzo Chigi c’è stata una riunione con la partecipazione dei tecnici del tesoro e dei rappresentanti delle authority. Dopo un braccio di ferro molto tenace da entrambe le parti, è stata individuata una formulazione finale del progetto che prevede la possibilità di attingere al fondo in funzione degli obiettivi da raggiungere piuttosto che dell’afflusso apportato, una soluzione questa che favorisce le authority economicamente più deboli.
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