Questa crisi ci sta bene, ci farà soffrire e…

 Non guardo la televisione per scelta, leggo i giornali per dovere professionale, mi confronto con gli “altri” per la possibilità di conoscere un pensiero che dovrebbe aver subìto un processo di maturazione ed esplorazione da parte di uomini che si sentono liberi.

Ho letto in questi mesi quintalate di interviste fatte o rilasciate da personaggi che gravitano attorno al mondo economico finanziario. Impressionante! Dissertazioni sull’origine della crisi, i darwiniani della finanza, i teorici dell’ottimismo economico, alias i Tonino Guerra della finanza e, naturalmente, non potevano mancare coloro che prevedono l’uscita dal tunnel della crisi: i Caparezza della finanza.
 

Pur avendoli inquadrati sarcasticamente, alcuni di questi soggetti hanno eseguito ottime analisi dalle quali, tuttavia, non è emerso che le modalità, e i tempi, di entrata e uscita da una rottura finanziaria (il suono onomatopeico lo richiama: crack), per quanto forzati dall’esterno, dipendono dall’intimità dell’essere umano. Essere umano è un amministratore pubblico, un titolare d’azienda, un amministratore delegato di una banca, un lavoratore dipendente o un investitore. Ognuno di questi soggetti assume decisioni in relazione a ciò che egli è o è diventato. Questo dipende dai suoi Valori. Spesso i Valori di alcuni non rappresentano i Valori di molti. Quando faccio questa riflessione mi viene spontaneo pensare a Trichet che in un momento di confusione mentale, o di Valori, quando eravamo già con il cappio al collo, ha aumentato nel luglio del 2007 di un quarto di punto il tasso di riferimento BCE portandolo al 4,25% (per contenere l’inflazione dice lui…), penso a chi ha salvato AIG e fatto percorrere un’altra strada a Lehman Brothers, a chi ha permesso a Mudoff di diventare presidente del Nasdaq per poi incriminarlo per truffa, alle banche, e parlo di quelle italiane, che fanno cartello su tutto, dagli spread sui mutui private, alla non erogazione del credito alle aziende, fino ad arrivare alle discutibili modalità di vendita della finanza complessa alla Pubblica Amministrazione. Banche che non svolgono più, da diversi anni, il mestiere che avevano in origine. 
 

Ma attenzione anche noi, popolo bue, abbiamo delle responsabilità. L’avidità e l’ignoranza non ci permettono più di distinguere quello che siamo da ciò che vorremo essere. E questo ci condurrà inevitabilmente alla morte sociale. Se il marketing finanziario ci spinge a percorrere delle strade che non sempre sono quelle che si identificano con i nostri Valori, dovremo essere in grado, a patto di riconoscerle, di respingerle e tornare al ruolo centrale dell’Individuo con i suoi obiettivi con le sue esigenze ma soprattutto con una nuova Conoscenza e Consapevolezza, rivedendo il proprio ruolo nel sistema amputando, di netto, alcuni atteggiamenti riconducibili al concetto del possedere senza avere mai. Un esempio per tutti: il ricorso al credito per finanziare le ferie. 
 

E’ fondamentale un processo di rieducazione e questo significa indubbiamente sacrificio. Quando parlo di rieducazione, per esempio, intendo l’ottimizzazione di un progetto che ci aiuti a definire i limiti nel rapporto che abbiamo con il denaro, che abbinato ad un certo grado di cultura finanziaria ci permetta di allacciare un nuovo, ma corretto, rapporto con le banche, che continueranno a raccontarcela, ma faranno un bel po’ di fatica in più!
 

E’ un processo, questo, che deve aver luogo in tempi brevi perché, sono certo, un suo ritardo potrebbe condurre il nostro Paese a importanti fenomeni di tenuta sociale già nel 2010 di cui non abbiamo bisogno, già considerate le asperità che ci attenderanno.

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