Consulenza finanziaria, omicidio nella culla?

di Giuseppe G. Santorsola

…concerne il tempo trascorso dall’entrata in vigore della Direttiva MiFID (1/11/2007) che prevedeva (con rimando vincolante a normativa secondaria) il servizio di investimento “consulenza” che, di fatto, non può essere ancora operativo dopo oltre 2 anni per mancanza del regolamento. Ciò ha eliminato chi operava in regime di servizio accessorio, ma non ha consentito l’altra operatività, sottraendo alla clientela un servizio utile, gestito in via transitorio da chi, già autorizzato ai servizi di investimento, ha potuto operare anche in conflitto di interessi (inteso in senso lato). La preoccupazione è anche legata all’attesa confermata dalla Consob di ulteriori previsioni legislative in merito all’Albo dei consulenti finanziari, foriera di altri ritardi. La seconda osservazione, strettamente connessa e causale alla precedente, concerne invece l’ampiezza di perimetro dell’attività di consulenza (tied/untied, per promotori/consulenti, individuale/società di consulenza, leggera/pesante) il che ne rende difficile un’omogenea regolamentazione oltre che un’univoca definizione; molte tipologie di operatori hanno potuto conquistare spazi in una fase di neutralità regolamentare generando un contesto competitivo, forse non utilmente disomogeneo.
Ne consegue una prima valutazione di fondo condizionante: appare potenzialmente un vincolo per la futura attività della consulenza il considerarne uno spettro troppo ampio di potenziale attività per il novero dei soggetti per cui viene considerata autorizzabile. In particolare gruppi bancari, banche, assicurazioni e sim operative su altri servizi di investimento presentano condizioni largamente suscettibili di ipotesi di conflitto d’interessi e non in linea con i connotati “ideali” di professionalità ed indipendenza (untied advisory).
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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